Scritto per EurActiv il 28/06/2013
E’ finito in gloria. Come tutti i salmi europei,
quando la parola d’ordine è ‘quieta non movere’, oppure –più volgarmente- “non
disturbare il manovratore”. Che, come spesso avviene, è ancora Angela Merkel:
la cancelliera tedesca ha il pensiero fisso alle elezioni politiche del 22
settembre ed è quindi disposta a barattare una tregua europea con qualche
–modesta- concessione su crescita e lavoro dei giovani, che pure al paese suo
sono priorità condivisibili. Se invece i partner cercassero di metterla alle
corde, dovrebbe chiudersi in clinch e nessuno porterebbe a casa nulla, ma tutti
dovrebbero fare la voce grossa e litigarsi addosso.
Così, il Consiglio europeo ri-supera lo scoglio dell’intesa
sul bilancio Ue pluriennale 2014-2020, che pareva cosa fatta lo scorso
febbraio, e accetta di concentrare nel primo biennio sei miliardi di euro per
l’occupazione giovanile, ipotizzando un aumento del fondo a nove miliardi.
L’Italia è soddisfatta: ne attende un beneficio inizialmente calcolato in 700
milioni di euro massimo, che, però, il premier Letta raddoppia nelle successive
stime a un milione e mezzo.
E pazienza se, nelle pieghe delle conclusioni,
l’aumento della capacità di investimento della Bei, cui sono affidate le
speranze di un volano di investimenti per le Pmi, venga ridotta: dopo l’aumento
di capitale di 10 miliardi di euro già deciso, doveva aumentare “del 50% sin dal
2013”, ma aumenterà, invece, “di almeno il 40% nel periodo 2013-2015”.
La seconda e ultima giornata del Vertice europeo è
quasi una formalità: inizia meglio della prima, constata, al suo arrivo al Justus-Lipsius,
il premier Letta, perché le gatte sono già state tutte pelate. Così, i leader
danno il benvenuto alla Croazia, che dal 1.o giugno sarà il 28.o Stato dell’Unione,
e mettono il timbro sull’ingresso della Lettonia nell’euro il 1.o gennaio 2014
–e fanno 18-; danno l’ok all’avvio di negoziati per l’adesione della Serbia l’anno
prossimo ; prendono atto dei progressi fatti la vigilia dall’Ecofin verso l’Unione
bancaria; e, da ultimo, benedicono la chiusura della procedura di deficit
contro l’Italia per deficit eccessivo e
formalizzano tutte le raccomandazioni del cosiddetto Semestre europeo.
A fine Vertice, il più positivo è proprio Letta. Il
premier britannico David Cameron è soddisfatto d’avere salvaguardato il suo
sconto sul contributo britannico al bilancio Ue. Il presidente francese
François Hollande chiede alla Bei di prestare alle Pmi –non solo a quelle in
salute, ma pure a quelle in difficoltà- e al contempo di mantenere il suo rating
di eccellenza a tripla A (se avvertite lo stridio d’una contraddizione, non vi
sbagliate). La cancelliera Merkel invita a non alimentare nei giovani false
attese per il loro lavoro, perché a tutti non lo si può garantire, e invoca
creatività per affrontare il problema; e, intanto sollecita “più coerenza in
zona euro”, una frase che suona richiamo al rigore.
Quanto ai progressi nell’integrazione, e al
rafforzamento della governance economica di cui tanto si parla, Hollande precisa
che avanzare va bene, purché nell’ambito dei Trattati esistenti. Anche qui, prudenza
e cautela. Se non accade nulla di imprevisto e di malaugurato, ci si rivede in
autunno. Dopo le elezioni tedesche. E scommettiamo che più d’uno, in privato,
ché in pubblico non si fa, avrà fatto con le dovute formule gli auguri alla
cancelliera: torna, Angela, e ricordati che siamo stati gentili con te.
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