Scritto per il blog de Il Fatto e, in altra versione, per EurActiv il 27/06/2013
Da questa mattina, sento alla radio, vedo in tv,
leggo sui giornali e sui siti titoli che esaltano “l’importanza” del Vertice
europeo di Bruxelles oggi e domani. Sinceramente, non capisco. E, avendo sotto
gli occhi la bozza delle conclusioni, capisco ancor meno.
Per carità, è
“importante” che i capi di Stato e di governo dei 28 – c’è pure la Croazia, che
entrerà nell’Ue il 1.o luglio - riconoscano l’ “importanza” della crescita e
dell’occupazione, specie giovanile, senza per altro disconoscere i peana al
rigore finora innalzati.
Ed è pure significativo che l’Italia arrivi al Vertice
avendo già fatto, su questi temi, qualche compituccio a casa, con le decisioni
di ieri del Consiglio dei Ministri.
Ma, prima dell’ennesimo “importante”, leggiamo le
cifre e facciamoci qualche pensierino. Intanto, il Vertice deve ancora tornare
sulla dotazione del bilancio Ue 2014-2020, perché l’accordo fra i capi di Stato
e di governo dello scorso febbraio non è stato ancora perfezionato. Anzi,
l’Assemblea di Strasburgo ha appena rimesso in discussione l’intesa finale.
Nelle ore immediatamente precedenti il Consiglio
europeo, governi e deputati hanno trovato quello che viene definito “un accordo
politico”. E l’Ecofin ha trovato l’intesa su un aspetto significativo
dell’Unione bancaria, che cosa fare in caso di fallimenti di istituti di
credito. Due passi avanti che, in un tweet, il premier Letta considera “buoni
auspici” per il Consiglio europeo.
Diamo, dunque, per scontato che l’Ue avrà un bilancio
per il 2014 e gli anni a venire. I leader, oggi e domani, per la crescita e per
l’occupazione, non stanzieranno nulla più di quanto già previsto: fronte crescita,
c’è da fare fruttare i 10 miliardi di una recente ricapitalizzazione della Banca
europea degli investimenti; fonte occupazione giovanile, ci sono 6 miliardi di
euro dei fondi di coesione in 7 anni e per 28 Paesi e c’è l’idea è di accelerarne
l’utilizzo nel biennio 2014-2015 e di finanziare, poi, ulteriori interventi con
i fondi di bottiglia dei fondi non utilizzati anno per anno. Quel che ha fatto,
del resto, l’Italia per i suoi interventi per l’occupazione giovanile, puntando
ad utilizzare fondi Ue che, altrimenti, a fine anno, avrebbe perduto.
Ora, 6 miliardi in 7 anni per 28 Paesi: si vede ad
occhio che, in cifre assolute, non sono granché (all’Italia potrebbero toccarne
500 milioni di euro). Ed anche in percentuale sono poca cosa: poiché il
bilancio Ue pluriennale 2014-2020 sarà un po’ al di sotto di mille miliardi di
euro, 6 miliardi ne rappresentano lo 0,6%; e siccome il bilancio Ue rappresenta
l’1% circa del Pil Ue, siamo allo 0,6% dell’1%.
Insomma, una priorità a basso prezzo per i leader
Ue. Se poi volessimo intristirci facendo confronti, ad esempio, con gli sprechi
operati in alcuni settori, la nostra sensazione di una priorità ‘in saldo’ sarebbe
ulteriormente rafforzata. Oggi, in un serissimo convegno al Centro Alti Studi
per la Difesa, due Istituti certo non sovversivi, lo IAI e il CSF, hanno
presentato loro stime secondo cui l’assenza di una politica della difesa
europea comune costa tra i 100 e i 120 miliardi di euro l’anno in sprechi e duplicazioni
e produce inefficienza: quasi il bilancio dell’Unione di un anno, venti volte più
di quanto l’Ue spenderà in sette anni per l’occupazione giovanile.
Ecco! Allora riserviamo l’aggettivo “importante” e i
suoi succedanei a Vertici i cui risultati saranno davvero significativi per
l’integrazione e per l’occupazione. E contentiamoci, senza però menarne vanto, che
a Bruxelles, oggi e domani, i leader non litighino –persino la Merkel ha appena
promesso che farà di più per il lavoro dei giovani e ha riconosciuto che
crescita e rigore non sono antitetici-, in attesa che maturino decisioni davvero
sostanziali. Magari in autunno, dopo le elezioni tedesche del 22 settembre. O a
dicembre, quando il Vertice di fine anno dovrebbe discutere le prospettive
della difesa europea.
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