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domenica 9 giugno 2013

Storie Vere: Az-bus Roma - Bari, fermata a richiesta

Scritto per il blog de Il Fatto lo 08/06/2013

Volo AZ 1609, un A320 dell’Alitalia in servizio da Roma Fiumicino a Bari Palese. Il decollo è previsto alle 09.20, l’arrivo 40’ dopo. Ma, questa mattina, a Fiumicino c’è stata un’emergenza: un aereo WizzAir ha compiuto un atterraggio con un solo carrello e un solo motore, ci sono stati dei feriti, l’agibilità dell’aeroporto s’è ridotta, è scattato il codice rosso.

Ovvia, in queste condizioni, l’attesa prolungata all’imbarco: nonostante le informazioni scarse e inadeguate –gli altoparlanti annunciano non meglio precisati “problemi operativi”-, la gente, informata dell’emergenza dalle notizie online o via sms e dal ‘passa parola’, accetta pazientemente il disagio.

Alle 10.30, con solo poco più di un’ora e mezza di ritardo, l’imbarco. Ma a bordo, naturalmente, il comandante, che si esprime con difficoltà in italiano, e che non pare più a suo agio con l’inglese - preferisce il francese -, informa che i decolli sono rallentati perché c’è una sola pista agibile e che la messa in moto non è stata ancora autorizzata, che lo sarà forse fra 15’, poi fra 30’….

Anche questo è comprensibile. Ma, a un certo punto, due, tre, quattro persone si fanno avanti a chiedere di scendere. E, quando mancano 5’ al momento della messa in moto annunciata, il comandante, inopinatamente, offre la possibilità di scendere a chi vuole, nonostante i portelli siano chiusi da tempo.

Momenti d’imbarazzo a bordo: il personale appare incerto nel gestire la situazione; e, intanto, la finestra per la messa in moto passa e sfuma. Bisogna fare venire la scaletta, un autobus; e quando decide di scendere pure una signora che ha il bagaglio in stiva e che accusa un malessere per lo stare a lungo chiusa dentro l’aereo –eppure, dice di arrivare dal Texas-, bisogna pure chiamare la squadra per recuperarle la valigia. Ma, almeno, non c’è bisogno dell’ambulanza.

A bordo, scoppia una mezza rivolta: i cento e più passeggeri che vogliono arrivare a Bari contestano la scelta del comandante e il diritto dei pochi che, per scendere, li tengono bloccati. S’intrecciano competenze giuridiche improbabili –c’è qualcuno che sa come stanno davvero le cose?, in questi casi-. L’equipaggio resta gentile, offre acqua fresca –manco uno snack, però-, ma non sa bene che pesci pigliare.

E il tempo passa: alle 12.30, il portello si chiude di nuovo, non dopo un ultimo annuncio del personale (‘C’è ancora qualcuno che vuole scendere?’), accolto più con ilarità che con esasperazione. C’è, però, chi è davvero furibondo: minaccia azioni contro la compagnia e l’equipaggio, oppure reclama in diritto di chiedere a sua volta di scendere quando tutto sarà pronto per la partenza, com’è accaduto prima.

Il pilota annuncia che, adesso, chiederà di nuovo l’autorizzazione ad accendere i motori. Che arriva alle13.38. Il rollio è lentissimo per l’ingorgo tra decolli e partenze sull’unica pista. Alle 14.41, finalmente, partenza: cinque ore e un po’ di ritardo; quattro ore abbondanti chiusi dentro l’aereo (ma con la ‘fermata a richiesta’). Questa volta, non c’è alternativa: next stop, Bari Palese.

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