Volo AZ 1609, un A320 dell’Alitalia in servizio da Roma
Fiumicino a Bari Palese. Il decollo è previsto alle 09.20, l’arrivo 40’ dopo.
Ma, questa mattina, a Fiumicino c’è stata un’emergenza: un aereo WizzAir ha
compiuto un atterraggio con un solo carrello e un solo motore, ci sono stati
dei feriti, l’agibilità dell’aeroporto s’è ridotta, è scattato il codice rosso.
Ovvia, in queste condizioni, l’attesa prolungata
all’imbarco: nonostante le informazioni scarse e inadeguate –gli altoparlanti
annunciano non meglio precisati “problemi operativi”-, la gente, informata
dell’emergenza dalle notizie online o via sms e dal ‘passa parola’, accetta
pazientemente il disagio.
Alle 10.30, con solo poco più di un’ora e mezza di ritardo,
l’imbarco. Ma a bordo, naturalmente, il comandante, che si esprime con
difficoltà in italiano, e che non pare più a suo agio con l’inglese -
preferisce il francese -, informa che i decolli sono rallentati perché c’è una
sola pista agibile e che la messa in moto non è stata ancora autorizzata, che
lo sarà forse fra 15’, poi fra 30’….
Anche questo è comprensibile. Ma, a un certo punto, due,
tre, quattro persone si fanno avanti a chiedere di scendere. E, quando mancano
5’ al momento della messa in moto annunciata, il comandante, inopinatamente,
offre la possibilità di scendere a chi vuole, nonostante i portelli siano
chiusi da tempo.
Momenti d’imbarazzo a bordo: il personale appare incerto nel
gestire la situazione; e, intanto, la finestra per la messa in moto passa e
sfuma. Bisogna fare venire la scaletta, un autobus; e quando decide di scendere
pure una signora che ha il bagaglio in stiva e che accusa un malessere per lo stare
a lungo chiusa dentro l’aereo –eppure, dice di arrivare dal Texas-, bisogna
pure chiamare la squadra per recuperarle la valigia. Ma, almeno, non c’è
bisogno dell’ambulanza.
A bordo, scoppia una mezza rivolta: i cento e più passeggeri
che vogliono arrivare a Bari contestano la scelta del comandante e il diritto
dei pochi che, per scendere, li tengono bloccati. S’intrecciano competenze
giuridiche improbabili –c’è qualcuno che sa come stanno davvero le cose?, in
questi casi-. L’equipaggio resta gentile, offre acqua fresca –manco uno snack,
però-, ma non sa bene che pesci pigliare.
E il tempo passa: alle 12.30, il portello si chiude di nuovo,
non dopo un ultimo annuncio del personale (‘C’è ancora qualcuno che vuole
scendere?’), accolto più con ilarità che con esasperazione. C’è, però, chi è
davvero furibondo: minaccia azioni contro la compagnia e l’equipaggio, oppure
reclama in diritto di chiedere a sua volta di scendere quando tutto sarà pronto
per la partenza, com’è accaduto prima.
Il pilota annuncia che, adesso, chiederà di nuovo
l’autorizzazione ad accendere i motori. Che arriva alle13.38. Il rollio è
lentissimo per l’ingorgo tra decolli e partenze sull’unica pista. Alle 14.41,
finalmente, partenza: cinque ore e un po’ di ritardo; quattro ore abbondanti
chiusi dentro l’aereo (ma con la ‘fermata a richiesta’). Questa volta, non c’è
alternativa: next stop, Bari Palese.
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