L’Unione europea non è più una nave fuori controllo, in balia della crisi. Ma non è ancora in grado di affrontare il mare aperto dei grandi progetti. E viaggia di cabotaggio, di porto in porto. Il che, adeguando il gergo, vuol dire di Vertice in Vertice: da quello chissà perché straordinario del 22 maggio, che, a non farlo, non cambiava nulla, a un altro pure straordinario, ma subito declassato a riunione dei ministri del lavoro, ai primi di luglio, passando per il Consiglio europeo di routine di fine giugno. Appuntamenti serrati sull'agenda dei leader dei 27, che mascherano, con la frequenza delle riunioni, la rarefazione e l’inconsistenza delle loro decisioni.
Il Vertice europeo dell’esordio del premier italiano Enrico Letta è stato poco più che acqua fresca, anche se tutti i leader sono stati concordi nel darne giudizi positivi, visto che non avevano litigato. Letta ha ammesso “l’emozione del battesimo” e s’è pure promosso: “Un buon debutto”.
Nell'Unione che traccheggia nell'attesa delle elezioni tedesche, l’Italia del governo delle larghe intese fa melina e prende tempo ... La prudenza di Letta e la circospezione dei leader dell’Ue non hanno però distolto
L'Italia resta, del resto, una 'sorvegliata speciale'. La Commissione rivolge
precise raccomandazioni a Roma: andare avanti sulla strada delle riforme
strutturali, migliorare il sistema bancario,
rendere più flessibile il mercato del lavoro, spingere sulle
liberalizzazioni, snellire la burocrazia e riformare la giustizia civile per
dare più certezza agli investitori. Quanto al tesoretto da spendere per
crescita e occupazione, quest’anno se lo sono già mangiato i pagamenti degli
arretrati della P.A. alle imprese; nel 2014, si vedrà, sempre d’intesa con le
autorità comunitarie; e sempre nella speranza d’una qualche
grande iniziativa europea ...
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