Scritto per il blog de Il Fatto il 30/06/2013
La stampa italiana, e in genere quella europea, danno oggi molto rilievo, spesso in prima pagina, all’ennesimo capitolo delle rivelazioni della talpa del Datagate Edward Snowden, secondo cui – riferisce per primo Der Spiegel - gli Stati Uniti, tramite la National Security Agency, avrebbero spiato per anni, oltre a Russia, Cina e tutti i nemici possibili, i Paesi dell’Unione europea, che sono loro alleati –moltissimi fanno pure parte dell’Alleanza atlantica-.
La stampa italiana, e in genere quella europea, danno oggi molto rilievo, spesso in prima pagina, all’ennesimo capitolo delle rivelazioni della talpa del Datagate Edward Snowden, secondo cui – riferisce per primo Der Spiegel - gli Stati Uniti, tramite la National Security Agency, avrebbero spiato per anni, oltre a Russia, Cina e tutti i nemici possibili, i Paesi dell’Unione europea, che sono loro alleati –moltissimi fanno pure parte dell’Alleanza atlantica-.
Anche Il Fatto riferisce la notizia, insieme al particolare
che – sempre fonte Snowden, ma stavolta via The Guardian- sette Paesi fra cui
l’Italia avrebbero favorito l’operazione di spionaggio, fornendo segretamente dati
delle comunicazioni telefoniche e su internet ogni volta che Washington li chiedeva.
L’Italia - scriveva ieri il giornale britannico, ma le informazioni sono state
oggi smentite - era al terzo livello di
affidabilità, come Germania e Francia: non male, viene da sorridere, non ci
capita spesso di tenere lo standard dei Grandi dell’Unione.
Un documento dell’Nsa del 2010 definisce l’Ue “un
obiettivo”: le sedi delle istituzioni comunitarie, a Bruxelles e altrove, e i
diplomatici europei a Washington e presso l’Onu di New York sarebbero stati
intercettati.
Le notizie sono spesso corredate da commenti volta a volta
sorpresi, irritati o scandalizzati. Facendo le veci di Lady Ashton, il
‘ministro degli esteri’ dell’Ue, che non ha la vocazione alla tempestività, né
il dono dell’incisività, Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo,
socialdemocratico, tedesco, dice: “Se è vero, è un enorme scandalo, su cui gli
Usa devono dare immediate spiegazioni”. E Schulz, in campagna per ottenere la
presidenza, l’anno prossimo, della Commissione europea, aggiunge: “Se è vero, incrinerebbe
gravemente le relazioni con l’Ue e avrebbe serie conseguenze sulle future
relazioni” transatlantiche.
Sinceramente, non riesco a condividere la sorpresa e neppure
lo scandalo. Anzi, se gli Stati Uniti spiano tutti, a cominciare da se stessi,
in un Mondo dove tutti spiano tutti, come racconta Snowden, mi dà quasi un
senso di sollievo e persino una punta d’orgoglio, sapere che spiavano pure
l’Ue: allora, vuol dire che l’Europa conta qualcosa; o, almeno, che l’America
lo pensa; oppure, non si fidano di noi, siamo meno ‘bulgari’ di quanto non ci
sentiamo.
Un bel ricostituente, per il nostro perenne senso di crisi,
d’irrilevanza, d’impotenza: Washington tiene a carpire a Bruxelles i segreti
dei nostri estenuanti negoziati spesso inconcludenti. Certo, potrebbe pure
essere l’ennesima cantonata dell’intelligence statunitense: ci credono quel che
non siamo più –una potenza- o non siamo ancora –un’Unione-. A forza
d’intercettare a destra e a manca, gli Usa perdono la bussola e confondono l’Ue
con l’Asse del Male.
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