Scritto per Il Fatto Quotidiano del 09/11/2010
Roba da rendere geloso Barack Obama, lui che dalle elezioni di midterm è uscito malconcio una settimana fa. Giorgio Papandreu, premier greco, perde un po’ di voti, ma incassa, nelle amministrative, una sorta di conferma del proprio mandato, perchè gli avversari fanno peggio. Quasi una sorpresa, dopo le proteste, anche violente, che avevano accompagnato il lancio del piano di austerità imposto ad Atene dall’Ue e dalle condizioni disastrose delle finanze pubbliche. Conosciuti i risultati, Papandreu ha rinunciato al progetto di sciogliere il Parlamento e di convocare elezioni politiche anticipate. L’esito delle amministrative è interpretato da politici e analisti come un incoraggiamento all’esecutivo socialista perchè vada avanti sulla via delle riforme.
E’ stato un esempio di maturità dell’elettorato ellenico. Il premier lussemburghese Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo –i ministri delle finanze dei Paesi dell’euro-, lo riconosce, esprimendo la fiducia che Atene sappia rimettere i conti in ordine, anche se la situazione «è difficile» e se «la crescita greca quest’anno sarà inferiore» agli anni passati: «Penso che le autorità greche possano rispettare gli obiettivi di risanamento del bilancio che sono stati fissati all’orizzonte 2014». La guardia, pero’, deve restare alta: bisogna mettere mano alle riforme strutturali necessarie, senza neppure escludere –parola di Juncker- «ulteriori misure, in modo da riuscire a raggiungere anche gli obiettivi di bilancio intermedi». Insomma: ‘Brava, Grecia. Avanti cosi’, ma non ne sei ancora fuori».
Intendiamoci!, i risultati delle elezioni amministrative di domenica scorsa vanno letti con prudenza: sono parziali, perchè era solo il primo turno e ci sarà un ballottaggio che potrebbe modificare certe valutazioni. Ma è un fatto che il partito socialista Pasok al potere, pur avendo subito un arretramento rispetto alle legislative dello scorso anno, vede i suoi candidati in testa sui rivali conservatori in sette regioni su 13. Per quanto riguarda le grandi città, Nuova Democrazia, il maggiore partito d’opposizione, puo’ mantenere Atene e Salonicco, dove è in testa, ma dove la partita è aperta, mentre il Pasok conserva Patrasso e il Pireo e conquista Heraclion, il capoluogo di Creta.
Quel che è importante, nell’analisi dei risultati, è che l’arretramento socialista non va a vantaggio dell’opposizione di destra, che aveva chiesto un voto contro l’austerità: proprio il mondo alla rovescia, i socialisti tagliano e la destra dopo avere scialacquato protesta. Nuova Democrazia finisce con il perdere 500 mila voti. Forse perchè i greci hanno capito che la necessità del rigore non è colpa dei socialisti, ma dei conservatori che, quando erano al potere, hanno gestito le finanze pubbliche senz’alcuna prudenza.
L’esito del voto facilita il compito di Papandreu, che giorno dopo giorno deve convincere i mercati internazionali della serietà della politica di riforme condotta sotto la sorveglianza dell’Fmi e dell’Ue. Anche per questo, il premier aveva alzato la posta delle amministrative, ipotizzando lo scoglimento del Parlamento. Ma i greci non hanno indicato un’alternativa politica all’austerità socialista. La protesta è emersa, magari, nel tasso di astensione altissimo : alle urne, sono andati solo il 55% degli aventi diritto (e quasi il 10% ha votato bianca o nulla).
Dall’Europa, la Grecia ha anche mutuato l’inquietante fenomeno dell’avanzata dell’estrema destra : ad Atene, un candidato neonazista ha per la prima volta ottenuto oltre il 5% e un seggio nel Consiglio comunale. Viene da un quartiere ghetto dove l’ostilità verso gli immigrati illegali è forte.
martedì 9 novembre 2010
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