Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/11/2010
C’è una data cerchiata in rosso su tutte le agende dei corrispondenti dall’Italia: è il 14 dicembre, il ‘giorno della verità’ (politica) sulla crisi che c’è –ma non c’è. E le testate economiche, da FT alla Bloomberg passando per Les Echos, osservano che le incertezze sul futuro di Berlusconi (del governo, e non solo) si ripercuotono sui titoli di Mediaset che perdono colpi e rischiano di avere un impatto pure sul debito sovrano (Massimo Prandi sul giornale francese). Se molti media concordano con El Pais, secondo cui «il futuro politico» di Mr B si deciderà il 14 dicembre –Independent, FT, Le Monde, l’Afp, la Reuters, l’Ap e vari altri -, qualcuno, come il Times, diffida che le cose siano così semplici e attende le mosse di quello che definisce «il Cavaliere Nero». La sensazione più diffusa è, comunque, che il capo dello Stato abbia «preso in mano le redini» della situazione politica e che il 14 sia senz’appello il momento del ‘redde rationem’. Libération sceglie questo snodo per dare risalto a una serie di articoli sull’Italia accompagnati da un’analisi che suona «Berlusconi in odore di sporcizia» (un riferimento a Napoli, ma non solo, con tanto di vignetta a corredo). La stampa americana è un po’ distratta, ma martedi’ c’era andata giù pesante, dopo le dimissioni dei ministri finiani : seguendo l’Ap, il WP titolava «L'inizio della fine per Berlusconi?», mentre Newsweek scriveva «Silvio viene tirato giù».
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