Scritto per Il Fatto Quotidiano del 09/11/2010
Pompei è uno di quei posti d’Italia magici ed evocatori che tutti, nel Mondo, conoscono, come Venezia o, a Roma, il Colosseo: sicuramente, una delle Sette Meraviglie dell’archeologia planetaria. Allora, un modo certo per fare una figura barbina ai quattro angoli della nostra Terra è quello di lasciare andare in rovina un tesoro del genere. Obiettivo centrato, con il crollo della Casa dei Gladiatori: le immagini fanno il giro del Mondo. E La Bbc commenta: «Il crollo desta preoccupazione per il sostegno –leggasi ‘il mancato sostegno’, ndr- dell’Italia al suo patrimonio archeologico ». Si ripete, ma ingigantita, la scena che avevamo già vissuto, mica tanti mesi or sono, quando aveva ceduto una parte della Domus Aurea al Colle Oppio. Il Daily Mail sbotta: «Questa si’ è una vera rovina: la Casa dei Gladiatori di Pompei crolla in macerie dopo 2000 anni », durante i quali aveva resistito all’eruzione del Vesuvio ai terremoti e al tempo. Ma non ce l’ha fatta con il ministro Bondi. La stampa spagnola e francese la buttano in politica: El Pais titola « Rovina tra le rovine. Il crollo si trasforma in nuova tempesta politica»; e Nouvel Obs: « Vivaci polemiche dopo il crollo di un edificio a Pompei ». La notizia, ovviamente, varca l’Oceano: negli Stati Uniti, Time, WP, Chicago Tribune e vari altri avvertono che «il ministro della cultura italiano segnala che sono possibili altri crolli a Pompei». Come dire, andate altrove, a Petra o in Asia Minore, dove hanno più cura dei loro patrimoni archeologici.
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