Scritto per Il Fatto Quotidiano del 21/11/2010
Tutti contenti. Il presidente statunitense Barack Obama dice che l’Alleanza non è mai stata così forte e torna a casa soddisfatto, dopo avere passato quasi due settimane a zonzo per il Mondo, sperando di godersi qualche giorno tranquillo con la Festa del Ringraziamento in arrivo (mercoledì, potrà ‘graziare’ un tacchino delle decine di milioni immolati il giorno dopo sulle tavole americane). E tutti gli altri leader formulano giudizi positivi: Silvio Berlusconi, che ha il gusto dell’enfasi, esprime una gioia “enorme”. Anche il presidente afghano Hamid Karzai appare sollevato: il periodo di transizione comincerà l’anno prossimo, ma non è proprio certo quando finirà.
Il vertice atlantico di Lisbona, il 22.o nella storia della Nato, si conclude senza sorprese e senza sussulti: i leader approvano il nuovo concetto strategico dell’Alleanza e la riforma delle strutture collegata, varano i piani per lo scudo anti-missile con il coinvolgimento della Russia, tratteggiano una strategia di disimpegno dall’Afghanistan che passa attraverso negoziati con i talebani e l’addestramento delle forze locali.
Proprio sull’Afghanistan, dove la guerra non è mai stata così cruenta come quest’anno, le idee non sono però chiarissime. Il periodo di transizione dovrebbe andare dal 2011 al 2014, ma Obama, secondo cui l’Isaf sul terreno sta frenando l’offensiva dei talebani, dice di non avere ancora deciso se truppe Usa resteranno a combattere nel Paese dopo quella data e afferma che, comunque, vi sarà mantenuta una forza anti-terrorismo, almeno fin quando al Qaida sarà una minaccia. Il premier britannico David Cameron esclude che truppe da combattimento britanniche restino in Afghanistan dal 2015. Berlusconi, invece, afferma che il 2014 non segnerà la fine della presenza dell’Italia -ma forse si riferisce agli istruttori-, mentre il ministro della difesa Ignazio La Russa fa marcia indietro sulle bombe a bordo degli Amx Ghibli: “Abbiamo deciso che non c’è bisogno di armarli”, rivela, dopo avere lanciato lui stesso l’ipotesi in ottobre, dopo la perdita di quattro uomini del contingente. Vedremo: i leader i oggi potrebbero non essere più al potere nel 2014 e, quindi, i loro impegni hanno un valore relativo.
L’Italia, che, di questi tempi, non ha molte soddisfazioni sulla scena internazionale, intasca, riferiscono le fonti ufficiali, ringraziamenti da tutte le parti: americani, russi, afghani. Berlusconi, che spende più tempo a rispondere a domande sulla crisi che sulla Nato, sostiene, ovviamente, d’avere tessuto lui la tela della riconciliazione tra Obama e il presidente russo Dmitri Medvedev, che non risulta abbiano mai litigato. Concretamente, l’Italia ottiene la proroga fino al 2012 dei mandati dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola alla presidenza del comitato militare Nato e dell’ambasciatore Claudio Bisogniero a vice-segretario generale dell’Alleanza.
L’attuazione del nuovo concetto strategico non sarà indolore, al quartier generale atlantico a Evere, periferia di Bruxelles: gli effettivi militari e civili saranno ridotti del 35%, oltre un terzo, da 13mila a 9mila, le agenzie scenderanno da 14 a tre, i comandi da 11 a 6 o 7, i 400 comitati a 85. La scelta del rigore, frutto della crisi, colpisce pure la Nato.
A Obama toccherà, nel 2012, già nel pieno del clima delle elezioni presidenziali, ospitare negli Usa il prossimo vertice atlantico. Di qui ad allora, lo scudo anti-missile avrà forse mosso qualche passo concreto e il senato americano, che un po’ recalcitra, avrà forse ratificato il nuovo trattato Start Usa-Russia sul disarmo nucleare: a Lisbona, l’appoggio alla ratifica è stato “straordinario”.
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