Un colpo al cerchio e uno alla botte: nella sua riunione di giovedì prossimo, la Banca centrale europea valuterà le condizioni d’acquisto di titoli di Paesi dell’eurozona in difficoltà, mentre s’appanna l’idea d’una licenza bancaria al fondo salva Stati, l’Esm. Per Berlino, un boccone amaro e uno zuccherino. L’audizione a porte chiuse del presidente della Bce Mario Draghi davanti alla commissione economico-monetaria del Parlamento europeo solleva un velo sulle intenzioni della Banca di Francoforte, dopo settimane di dubbi segnati dalle polemiche con la Bundesbank. Che la spunta sull’Esm, ma non sugli interventi ‘frena spread’.
Nella
crisi del debito che attanaglia l’Eurozona, è una giornata di parole, più che
di fatti. Ma sono parole pesanti, come quella della cancelliera tedesca Angela
Merkel, che, in un dibattito in Baviera, trova accenti insolitamente populisti
denunciando i mercati, che “non sono al servizio del popolo” (e perché, aveva
mai pensato che lo fossero?) e propugnando “l’Unione della stabilità”,
contrapposta “all’Unione del debito” (una tirata d’orecchi ai Paesi in crisi):
battute magari elettorali e in tono con la festa popolare cui partecipa, ma che
fanno effetto.
Com’era
già accaduto a fine luglio, le parole di Draghi incantano i mercati: le borse
europee, partite deboli, chiudono tutte positive; e lo spread scende sotto 440,
col rendimento dei decennali al 5,77%. Purché, anche stavolta, come accade a
inizio agosto, non arrivi la doccia fredda delle attese deluse. L’Ocse incoraggia la Bce: dia segnali credibili
e compri subito titoli di Italia e Spagna, è il parere dell’Organizzazione di
Parigi.
E’
una strana audizione, quella di Draghi, che segna la ripresa dell’attività del Parlamento
europeo: il presidente della Banca incontra gli eurodeputati, dopo una sorta di
‘tira e molla’. La presidente della Commissione Econ Sharon Bowles prima
respinge la richiesta fatta da eurodeputati italiani, definendola “non
risolutiva” –ma quando mai un’iniziativa dell’Assemblea lo è?-; poi la
accoglie, invitando, con Draghi, mezza Commissione europea, Rehn, Almunya e
Barnier. La Bowles voleva, in realtà, evitare di trovarsi in un ginepraio di
polemiche.
Di fronte alla commissione
parlamentare, Draghi la mette sul tecnico-giuridico:gli acquisti di titoli "fino
a tre anni non costituiscono un finanziamento agli Stati": l’operazione sul
mercato secondario da parte della Bce rispetterebbero le "interpretazioni
dei Trattati" e avrebbe vita troppo breve per potere essere considerata
“creazione di moneta". Qualche eurodeputato tedesco, sorpreso, contesta.
Invece,
la Bce sarebbe "contraria alla concessione di una licenza bancaria al
Fondo salva Stati", perché "avrebbe lo stesso effetto di un
finanziamento diretto agli Stati”: opinioni entrambe formulate, su richiesta,
"dai servizi legali della Bce”.
Sì,
dunque, all’acquisto di titoli; e no alla licenza bancaria. Questi i punti
cardine delle dichiarazioni di Draghi, almeno secondo quanto riferito, dopo
l’audizione, da alcuni dei presenti. Il presidente della Bce insiste, inoltre, sulla
necessità, affermata dal Vertice europeo di fine giugno, di realizzare “l'unione
bancaria” che è “una tappa", verso
la ricostituzione dell’eurozona –la Commissione farà proposte in merito la
prossima settimana-.
La
Banca di Francoforte passa oltre le obiezioni della Bundesbank sull’acquisto di
titoli di Stati in difficoltà, pur accettando che l’intervento sia accompagnato
da condizioni “severe”; e accetta le riserve tedesche sulla licenza bancaria
dell’Esm, cui è favorevole , fra gli altri, l’Italia. Quando il premier Monti
incontrò la cancelliera Merkel, giovedì scorso, questo era stato l’unico
screzio del loro colloquio.
Della
crisi, e della situazione dell’Eurozona, Draghi dice che “s’è calmata, ma è ancora
fragile e altamente incerta''. La crescita è "debole" anche se è in
atto “una ripresa graduale", mentre l'inflazione dovrebbe tornare
"sotto il 2% nel 2013". I rischi sono "equilibrati",
sebbene non si possa escludere un "peggioramento per la crescita e
inflazione". Donde il monito agli Stati a "rispettare gli impegni
presi" su risanamento e riforme. "L'euro è irreversibile", ha ribadito
il presidente della Bce, utilizzando una sura ormai rituale nel linguaggio
comunitario.
Le
parole di Draghi appaiono in linea con le indicazioni venute al mattino dal
governo tedesco, dopo che la Merkel aveva ‘scaricato’ il presidente della
Bundesbank Jens Weidmann: Berlino resta contraria agli eurobond, cui nessuno
pensa più nel breve termine, ma rinnova la fiducia alla Bce, purché operi nel
rispetto del mandato. Il ministro delle finanze Schaeuble è sicuro che la Corte
costituzionale tedesca avallerà, il 12 settembre, l’Esm, ma mette in guardia
contro “le cattive attese” di decisioni toccasana della Banca.
Domani,
questi temi saranno discussi a Roma da Monti e dal presidente francese Hollande
(il 20 è poi atteso il premier spagnolo Rajoy). L’intreccio di appuntamenti, in
questa fase, è serrato: molti incontri bilaterali, giovedì la Bce, il 12 la
Corte di Karlsruhe, il 14 a Cipro le riunioni informali di Eurogruppo ed
Ecofin.
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