All’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è stata la
giornata del presidente Usa Barak Obama: con il suo discorso, ha monopolizzato
attenzione e reazioni, un po’ a dispetto di François Hollande e nonostante che il
presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad avesse cercato di rubargli la scena, alzando
i toni della polemica all’arrivo a New York.
Per i presidente del Consiglio italiano Mario Monti, non è
stata, però, una giornata morta: il premier è stato ricevuto dal segretario
generale dell’Onu Ban Ky-moon, ha avuto incontri bilaterali, è stato
intervistato da Cnn e Pbs. Del discorso di Obama, ha commentato che è stato di
"assoluta coerenza" e "logica serrata", sottolineandone i
rischiami alla necessità della "tolleranza e del rispetto dei diritti
d’espressione, di religione e umani".
Un colloquio tra Obama e Monti c’era stato lunedì sera, a
notte fonda ora italiana, quando il premier era intervenuto al ricevimento
offerto dal presidente statunitense in onore degli ospiti stranieri. E’ stata un’occasione per aggiornare il
presidente sui progressi che l’Ue sta facendo contro la crisi, rafforzando la
governance economica e integrando l’azione di contenimento dei deficit con la
spinta alla crescita. Il Professore ha anche cercato di dare a Obama la
percezione della “nuova Italia” che sta uscendo dall’azione di riforma condotta
del suo governo.
A chi gli chiedeva se si fosse parlato di elezioni, Monti ha
risposto con una battuta e un sorriso: "Abbiamo parlato dell'andamento della
campagna elettorale negli Usa… Voi sapete che qui si vota, tra un po'…”. A quel punto i cronisti lo hanno interrotto,
osservando che presto anche in Italia si
voterà: "Non abbiamo fatto questo tipo di comparazione...", ha
aggiunto il premier.
Nel suo intervento, il presidente statunitense non ha eluso
nessun tema dell’attualità internazionale: ha parlato dell’ondata di violenza
che attraversa il Mondo arabo, della situazione in Siria e anche della presunta minaccia nucleare iraniana. “Gli
attacchi contro gli Usa in Libia e altrove nell’Islam –ha detto- sono un
attacco agli ideali comuni”. E ha assicurato che gli Stati Uniti faranno di
tutto perché l’Iran non si doti dell’atomica, che minaccerebbe l’esistenza di
Israele.
Obama ha preso la parola davanti a 120 leader di tutto il
Mondo e alle delegazioni di tutti i 194 Paesi Onu dopo avere ricevuto ultime
positive notizie sulla sua campagna elettorale: i sondaggi confermano il suo vantaggio
in due Stati chiave per la riconquista della Casa Bianca, la Florida e l’Ohio.
Ma la prospettiva ravvicinata dell’Election Day il 6 novembre non è entrata nel
discorso: Obama non ha rinnegato gli ideali di dialogo e di apertura e la
scelta multilaterali che hanno segnato tutto il suo primo mandato, asserendo
che il futuro non è di chi gira le spalle alla pace, ma neppure di chi calunnia
Maometto, e assicurando che gli Stati Uniti non si ritireranno mai dal Mondo,
tentati da una sorta di neo-isolazionismo.
Nonostante i raid omicidi di Bengasi, dove sono stati uccisi
quattro cittadini americani e dove “è stata attaccata l’America” -e non è stata
solo l’azione “di una folla in collera”-, e nonostante la repressione in Siria,
dove “il regime di Assad deve finire” –a reggerlo, c’è “l’appoggio di Teheran
al dittatore di Damasco”-, Obama vede “una stagione di progresso della
democrazia”, non soltanto nel Mondo arabo: “A darmi speranza –ha detto-, non è tanto
l’azione dei leader, quanto la volontà della gente”.
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