E’ stata una missione ambivalente, quella compiuta
dal premier italiano Mario Monti a New York, per l’apertura dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite: una missione in cui dichiarazioni e incontri
avevano tutti una doppia valenza, internazionale e interna. L’attenzione
mediatica italiana s’è quasi tutta concentrata sui messaggi di Monti sul suo
futuro politico, in bilico tra il “non mi candido, sono senatore a vita” e il “non
corro, ma se serve al Paese ci sarò”: due battute che, a ben vedere, sono
equivalenti, ma che sono state subito lette una come la smentita dell’altra.
Anche i media internazionali sono stati attenti al
futuro del Professore: loro fanno il tifo perché Monti resti in quanto
ritengono che la sua permanenza sia una garanzia per le scelte del governo che
verrà dopo le elezioni. Ma hanno anche recepito i messaggi tranquillizzanti sul
fatto che l’Italia non rischia più d’infiammare la crisi del debito
nell’Eurozona, dove –parola del premier- la Spagna sta facendo molto e da dove
la Grecia non uscirà.
Nella settimana lavorativa newyorkese, il premier ha
pronunciato, mercoledì, il discorso ufficiale dalla tribuna dell’Onu, ha
incontrato il presidente statunitense Barack Obama e, con il ministro degli
esteri Giulio Terzi, numerosi altri leader, ha dialogato con esponenti della
finanza Usa, fra cui il ministro del Tesoro Tim Geithner, e con ‘opinion
makers’, ha rilasciato diverse interviste. All’estero, suscitano allarme i
propositi di rinuncia, non quelli di conferma; in Italia, i primi vengono
digeriti molto meglio dei secondi dalle forze politiche tradizionali ed
emergenti, tutte ansiose di occupare uno spazio di potere che ritengono loro
sottratto.
Agli interlocutori internazionali, il premier ha
ripetuto che l’Italia ha un potenziale di crescita importante e non sfruttato, che
intende portare avanti politiche rigorose per ridurre il peso del debito e che l’euro è irreversibile. E, di fronte alle
sollecitazioni dell’America all’Europa, perché acceleri la crescita, ha
risposto con parole di apprezzamento per gli Stati Uniti del presidente Obama,
ma anche con l’invito agli Usa perché anch’essi facciano il massimo per la
crescita.
Monti ha giudicato “palpabile” l’interesse
riscontrato per l’Italia e l’Unione ed ha confermato che gli Stati Uniti
apprezzano il ruolo dell’Italia in Europa. Gli ultimi impegni nella Grande Mela
sono stati dedicati alla riforma dell’Onu e, in particolare, del Consiglio di
Sicurezza: uno sforzo cui l’Italia partecipa da quasi vent’anni, ma che non è
ancora approdato a risultati.
Il premier ha cercato di stemperare stereotipi e
preconcetti che, spesso, fanno velo alla credibilità del Paese e ha pure
annunciato, a testimonianza della fiducia verso l’Italia, che, con l’adesione
dell’Indonesia, sono cento i Paesi che hanno già deciso di partecipare all’Expo
2015 di Milano. Quanto agli italiani, li ha giudicati “comprensivi” davanti a
misure “sgradevoli e aspre”, ma ha pure auspicato che rispettino “il dovere di
pagare le tasse come rispettano il divieto di fumo”.
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