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sabato 1 settembre 2012

Ue: Monti-Merkel, un amore al tempo della crisi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 31/08/2012

Da quando l’Unione è in crisi, Angela di flirt ne ha avuti più d’uno: storie d’interesse, intendiamoci, per la Germania e per l’Europa. E quella con il Professore non data certo dal colloquio di mercoledì a Berlino: “E stato un bell’incontro”, ha detto la Merkel, anzi, a tradurlo alla lettera, “è stato bello con lei”, che, in italiano e a un italiano, suona persino un po’ improprio. Tra Angela e Mario, fu un colpo di fulmine nel novembre del 2011: per lei e per l’allora sua amichetto Nicolas Sarkozy trovarsi di fronte questo signore rigido e compito, che non raccontava barzellette e non suscitava sorrisetti di compatimento, ma parlava d’economia con competenza e offriva credibilità, fu una manna dal cielo, quando c’era il rischio che l’euro andasse a rotoli, con la crisi che abbatteva come birilli i Paesi in difficoltà dell’eurozona, Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia.

Ma, poi, in primavera Angela e Mario persero un po’ il feeling: lei parlava di rigore, lui di crescita; e l’intesa s’era appannata. Al Vertice europeo di fine giugno, la strana coppia di François Hollande, il socialista, e Mario Monti, il liberista, mise nell’angolo la Merkel, che, come cristiano-sociale, dovrebbe invece essere il punto di equilibrio fra i due. La cancelliera avvertì il richiamo di gente più vicina alla sua teutonica origine: si ritrovò, a farle da paggi, i premier olandese Mark Rutte e finlandese Jyrki Katainen, due che il rigore prima di tutto. Passi per Katainen, che è un bel vedere. Ma Rutte, dimissionario, dopo non essere riuscito a fare digerire alla sua maggioranzai suoi tagli, è proprio impresentabile come partner, lui che, per fare il governo, ricorse all’appoggio esterno degli xenofobi anti-islam.

Così, passata l’estate, Angela, che ha la casa piena di gente che litiga e la critica, nella prospettiva delle elezioni politiche del settembre 2013, s’è messa d’impegno a rimettere in sesto l’asse con la Francia e a fare la pace con l’Italia. Con Hollande, non è stato difficile: basta l’idea d’un gruppo di lavoro franco-tedesco che esplori il futuro dell’Unione per mandarlo in un brodo di giuggiole. Con Monti, neppure: questa volta, tra lei e il Professore, l’intesa è al primo voto. Perché Monti vuole arrivare alla fine del suo mandato, fra 7/8 mesi appena, avendo risanato, riformato e rilanciato – e, per farlo, ha bisogno del sostegno dell’Europa e, quindi, della Germania -. E perché la Merkel ha bisogno che l’Unione vada avanti senza tensioni, per non inquietare gli elettori tedeschi: conta sull’effetto dissuasione dei nuovi strumenti economici e finanziari, come l’Esm, il fondo salva Stati, per non doverli in realtà mai usare. E, infatti, suggerisce a Monti di non chiedere l’attivazione dello scudo anti-spread, perché –dice- l’Italia ce la può fare da sola.

Oh, intendiamoci: non è che tutti interpretino l’incontro di mercoledì a Berlino così rose e fiori. Die Welt, che s’avvicina alla lettura italiana, scrive che “al Sud delle Alpi si ha l’impressione che il salvataggio dell’euro non sia più nelle mani della Germania”, ma piuttosto della coppia di Mario, Monti e Draghi, presidente della Bce. Ma la Faz afferma che Monti è “finalmente” andato a Berlino per "chiedere scusa" alla cancelliera per quanto avvenuto al vertice europeo di fine giugno. Berlino come Canossa, dunque, nell'analisi un po' controcorrente del quotidiano di Francoforte: Monti – Enrico IV l’imperatore ha ringraziato così tante volte la Merkel –Gregorio VII, il papa- che "la situazione sarebbe dovuta apparire un po' imbarazzante". Il Professore, che ha Bruxelles aveva celebrato il successo dell'Italia sulla Germania, non solo calcistico, "ora, nonostante le divergenze d’opinione, accetta le direttive della padrona di casa". E Die Zeit percepisce "una certa distanza" tra Angela e Mario: “A nove mesi dal loro primo cordiale e disteso incontro, scrive il quotidiano, i due capi di governo sono apparsi tesi e frettolosi".

Quale che sia l’interpretazione giusta, la girandola di incontri in atto –oggi, Hollande era a Madrid, dal premier spagnolo Mariano Rajoy- qualche effetto su mercati e spread lo sta sortendo: non solo la tempesta d’agosto non c’è stata, ma la tenuta è buona nonostante le agenzie di rating provino di continuo a minare la fiducia: Moody’s ha rivisto al ribasso le stime sul pil dell’Italia, tra – 1,5 e - 2,5% quest’anno e tra -1 e 0 l’anno prossimo, e ha ribadito che l’Eurozona compromette la ripresa dell’economia mondiale. Eppure lo spread resta stabile a 440 e l’asta di 6,5 miliardi di euro di Btp a 5/10 anni registra tassi in calo, col rendimento quinquennale per la prima volta sotto il 5% da aprile.

Merito un po’, forse, anche della Merkel, che va in Cina da commessa viaggiatrice della Germania e, quindi, dell’Europa per lenire le inquietudini di Pechino.

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