Scritto per Il Fatto Quotidiano del 13/09/2012. Altra versione su L'Indro.
Vincono le forze moderate e pro-euro: i conservatori liberali del premier uscente Mark Rutte sono testa a testa negli exit polls con i laburisti di Diederik Samson. Dopo avere polemizzato per tutta la campagna, i due potranno ora formare un governo di coalizione filo-europeo: in Germania, si direbbe un’alleanza rosso-nera, ma qui il rosso è stinto e il nero è sbiadito. Secondo i primi dati, Rutte sopravanza d’un seggio Samson, 41 a 40: insieme, avranno –pare certo- la maggioranza assoluta dei 150 seggi del Parlamento.
Per l’Unione europea, che vedeva in questo 12 settembre il crocevia di tutte le sue paure, è stato un mercoledì da leoni: prima a Strasburgo il discorso sullo Stato dell’Unione di Barroso che rilancia l’integrazione in una prospettiva di federazione; poi, a Karlsruhe, il sì, seppure condizionato, della Corte suprema tedesca al fondo salva Stati e al Patto di Bilancio: e, infine, all’Aja, il voto olandese, con la sconfitta degli euro-scettici. L’Ue ne esce più forte e più legittimata, democraticamente e giuridicamente.
Quasi 13 milioni di cittadini erano chiamati alle urne in queste elezioni politiche anticipate seguite con attenzione (e apprensione) in tutta l’Unione. A lungo, nei sondaggi, le ali euro-scettiche del frammentato schieramento politico olandese, soprattutto con la sinistra anti-Ue del leader socialista Emile Roemer, erano state avanti; ma Roemer ha poi finito con il cedere consensi a Samsone non raccoglierebbe dalle urne più di 15 seggi.
Ventuno le liste in lizza, con un sistema proporzionale puro e un unico collegio nazionale: si conta che olo una decina avranno seggi in Parlamento. Fra Rutte e Samson, entrambi filo-europei, con accenti diversi, l'incertezza, al momento, con i primi dati così serrati, riguarda chi dei due prevarrà e riceverà quindi l'incarico di formare il governo.
In primavera, l’esecutivo Rutte, una coalizione con i cristiano-democratici di Sybrand van Haersma, con l’appoggio esterno mal digerito degli xenofobi anti-Islam (e, ovviamente, anti-Ue) di Geert Wilders, era caduto sui tagli alla spesa in nome del rigore.
Allo stato attuale, una coalizione appare inevitabile, anche se i due leader l’hanno negata fino all’ultimo dibattito televisivo. Un terzo partner potrebbe essere l'altrettanto filoeuropeo partito democratico centrista D66 di Alexander Pechtold, accreditato una decina seggi. Non è, invece, probabile un'alleanza con il Cda di van Haersma, cui gli elettori non perdonano l’alleanza con l'ultradestra di Wilders, che in aprile fece poi saltare il governo.
Il Pvv di Wilders appare ora fuori dai giochi di potere e in calo. Il leader ha provato a rilanciarsi usando toni forti nei dibattiti televisivi: a Rutte, ha dato del ‘mollusco’: non è servito a molto, visto che i suoi suffragi sono praticamente dimezzati.
Il PvdA di Samsom è filoeuropeo e favorevole all'euro, ma propone di dilazionare un po' i tempi di risanamento del bilancio ed è favorevole a dare per farlo più tempo alla Grecia e agli altri Paesi in difficoltà nell'eurozona. Il Vvd di Rutte ha invece una tabella di marcia molto stretta per attuare il suo programma di austerità e per riportare il deficit di bilancio sotto il 3% entro l'anno prossimo; inoltre, è contrario ad ogni ulteriore aiuto alla Grecia. Le diversità nei programmi fanno prevedere lunghe trattative –com’è abitudine in Olanda- e minuziosi accordi nei prossimi mesi -, per formare una maggioranza che duri e che porti il Paese fuori dalla crisi.
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