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lunedì 24 settembre 2012

Monti a NY: l'Onu, Barack, più passerella che sostanza,

Scritto per EurActiv e, in versione diversa, L'Indro il 24/09/2012

E’ più un’occasione di struscio diplomatico che di conversazioni sostanziali, ma, almeno una volta, bisogna esserci: farsi vedere ed essere visti. E, per il professor Monti, potrebbe non esserci un’altra possibilità di venirci da premier. Eccolo, dunque, sbarcare a New York, in occasione dell’apertura dell'Assemblea generale delle Nazioni unite.

Oltre 120 leader di tutto il Mondo, capi di Stato, capi di governo o ministri degli esteri, prenderanno da domani la parola dal podio nell’aula del Palazzo di Vetro dell'Onu, per affrontare a tutto campo l’attualità internazionale, soprattutto gli sviluppi drammatici della Primavera Araba e la situazione in Siria: "Il dibattito di quest'anno sarà uno dei più vivaci di sempre", prevede il segretario generale Ban Ki-moon.

Ma più che i discorsi dal podio, che hanno sempre un carattere solenne e cerimoniale, contano, spesso, gli incontri bilaterali, o multilaterali, che si moltiplicano intorno all’Assemblea –G8, G20, Ue e quant’altre organizzazioni internazionali possiate immaginarvi fissano appuntamenti a margine dell’evento-. L’Italia, più che da Monti, vi sarà rappresentata dal ministro degli esteri Giulio Terzi.

Momento mediaticamente forte della missione americana del premier sarà, ovviamente, l’incontro con il presidente statunitense Barack Obama. Questa sera – in Italia sarà notte fonda-, Monti interverrà al ricevimento che Obama darà agli ospiti stranieri in un grande albergo di New York: sarà il momento di una fitta serie di colloqui informali, fra cui quello con il presidente del Consiglio italiano. Obama e Monti hanno rapidamente sviluppato una buona intesa: il Professor è fra i leader dell’Ue su cui il presidente conta perché l’Unione si dia politiche di crescita e non solo di rigore. Giorni fa, l’ambasciatore degli Usa in Italia David H. Thorne ha detto che “il presidente fa affidamento sul premier”.

Il leader Usa è la vedette incontestata di questi giorni, che sono uno iato nella campagna elettorale: se per Monti questa potrebbe essere l’unica partecipazione alla settimana Onu, per Obama potrebbe essere l’ultima, anche se moltissime delegazioni alle Nazioni Unite tifano per una sua conferma.

L’intervento di Monti di fronte all'Assemblea non sarà uno dei primi, martedì, ma sé programmato mercoledì. Il suo discorso, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, si incentrerà sulla crisi economica internazionale e sul ruolo dell'Italia nella nuova governance europea, ma anche su sviluppi e prospettive della Primavera araba e sulla lotta al terrorismo, riportata in primo piano dall’ondata di violenza e uccisioni per la diffusione di video e immagini lesive di Maometto e dell’Islam.

Rispetto all’anno scorso, quando nella scia della Primavera araba la parola chiave era "Speranza", scrive sull’ANSA Stefano De Paolis, “il clima politico internazionale è quest'anno caratterizzato dalle divisioni trasversali che sono tornate a prevalere tra i grandi del mondo. Lo stallo sulla Siria, la recente ondata di collera islamica per il film e le vignette contro il Profeta Maometto, la linea
di confine tra libertà di espressione e denigrazione della religione, le sfide alla democrazia nei Paesi arabi, il braccio di ferro sul nucleare iraniano pesano come macigni, affermano fonti diplomatiche. Si tratta di questioni che certamente verranno affrontate, ma che difficilmente registreranno svolte”.

La missione all’Onu e negli Usa potrà forse apparire al premier quasi una pausa fra le grane italiane, il futuro della Fiat, o gli scandali della Regione Lazio, e gli impegni europei. L’incontro di sabato tra il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel ha rilanciato l’impegno per la ricerca d’una nuova governance dell’Unione, da concretizzare, se possibile, a metà ottobre, al Vertice di Bruxelles.

E gli incontri di Monti, venerdì, a Roma, con i premier spagnolo, greco e irlandese, hanno tutti ruotato intorno alla crisi dell’Eurozona, visti da Paesi che ci sono caduti dentro e ne sono usciti, come l’Irlanda, o devono ancora uscirne, come la Grecia, oppure da paesi che stanno cercando d’evitare di finirci dentro, come l’Italia e la Spagna.

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