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domenica 12 luglio 2015

Egitto: bomba contro Consolato italiano, troppo amici di al-Sisi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/07/2015

Alle 06.30, un’autobomba carica di circa 250 chili di tritolo esplode nei pressi del Consolato d’Italia al Cairo: la deflagrazione è fragorosa, i danni ingenti, due facciate dell’edificio sono devastate, ma, a quell’ora, c’è poca gente per strada e nessuno negli uffici. Il bilancio è di un morto, un poliziotto, e nove feriti, fra cui altri due agenti e un custode del Consolato: tutti cittadini egiziani –tre dei feriti sono gravi-.

L’attentato sarebbe stato rivendicato dal sedicente Stato islamico, secondo il Site, il sito che monitora le comunicazioni integraliste. Ma, anche prima della rivendicazione, le autorità italiane non avevano avuto dubbi: è un attacco all’Italia, che paga l’impegno nella guerra al terrorismo (che pure non ci vede militarmente fra i maggiori protagonisti). O magari sconta l’eccezionale vicinanza al regime del generale al-Sisi, assurto alla guida dello Stato dopo la destituzione di Mohamad Morsi presidente democraticamente eletto.

Il presidente della Repubblica Mattarella denuncia “l’attentato vile” e chiede la solidarietà europea, che si manifesta in una pioggia di dichiarazioni. Renzi telefona ad al-Sisi –è il capo di governo extra Ue con cui ha contatti più frequenti-. Il ministro Gentiloni parla di “attacco alla presenza internazionale al Cairo” e pure di “attacco diretto all'Italia": “Non ci faremo intimidire e risponderemo con rinnovata determinazione nel contrasto al fanatismo terrorista”.

Senz'altro, l’attentato si colloca nell'alveo della recrudescenza terroristica di questo Ramadan, all'inizio del quale l’autoproclamato Califfato ha spinto i suoi accoliti a colpire obiettivi occidentali. Il primo colpo di questa serie fu la strage sulla spiaggia di Sousse in Tunisia.

Ma la pista dell’attacco all’Italia si può intersecare almeno con un’altra. In Egitto, è attiva un cellula di terroristi basati nel Sinai, Ansar Bait al Maqdis, da mesi affiliata al sedicente Stato islamico, che, nel tempo, ha pure colpito al Cairo e nel Delta del Nilo, facendo centinaia di vittime, soprattutto poliziotti e militari. Il 1° luglio, gli jihadisti hanno attaccato e ucciso in un’operazione coordinata oltre 70 soldati egiziani.

Due giorni prima, il 29 giugno, era stato ucciso in un attentato al Cairo il procuratore generale Hisham Bakarat. Quest'azione è stata rivendicata da un gruppo vicino ai Fratelli Mususlmani: Bakarat era stato particolarmente solerte nella repressione dei Fratelli musulmani, voluta dal regime di al-Sisi. Sempre a giugno, al Cairo, un'altra esplosione ha colpito una stazione di polizia, uccidendo tre persone.

Ieri mattina, l’autobomba è stata attivata a distanza: secondo esperti egiziani, citati dal quotidiano Al Ahram, sarebbero stati utilizzati materiali analoghi a quelli impiegati il 29 giugno. Stando all'agenzia di stampa ufficiale Mena, che cita fonti delle forze di sicurezza, l'ordigno sarebbe stato piazzato sotto un’auto parcheggiata sul lato sinistro del Consolato e sarebbe poi stato innescato con un radiocomando.

La via Galaa, dove sorge il Consolato, e il ponte Sei Ottobre, lì accanto, sono stati chiusi al traffico in entrambe le direzioni. Le fonti sottolineano come il Consolato italiano al Cairo sia non lontano dall'Alta Corte egiziana: l'esplosione avrebbe di poco preceduto il passaggio nell'area del giudice Ahmed al Fuddaly, considerato vicino al presidente al Sisi.

"L'obiettivo non era fare molte vittime. ma dare un messaggio all'occidente e all'Italia: il terrorismo sta arrivando", dichiara ad Asianews padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana. Gli autori del gesto avrebbero, inoltre, voluto mostrare che il governo egiziano è debole e non sa proteggere gli stranieri sul suo territorio”, neppure ambasciate e consolati: un’analisi con cui concordano fonti dell’intelligence italiana.

Gentiloni ha telefonato al ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, cui ha detto che, appena possibile, andrà al Cairo “per confermare la vicinanza al nostro personale e rinnovare i rapporti di alleanza con l'Egitto". Ma, intanto, invita alla prudenza viaggiatori e turisti italiani.

Palazzo Chigi fa sapere che il premier Renzi, segue in prima persona gli sviluppi dell'attentato, in contatto con Gentiloni e con l’ambasciata d’Italia al Cairo "L'Italia - ha detto Renzi ad al-Sisi- sa che quella contro il terrorismo é una sfida enorme che segna in profondità il nostro tempo. Non lasceremo l'Egitto solo: Italia ed Egitto sono e saranno insieme nella lotta contro il terrorismo e il fanatismo".

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