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sabato 11 luglio 2015

Grecia/Ue: qui finisce tutto a tarallucci e vino (purché retsina)

Scritto per La Presse il 10/07/2015
Ancora un po’, e questa storia finirà a tarallucci e vino (retsina, ovviamente): nell’alternanza sinusoidale delle notizie sul negoziato ‘Grecia – Resto del Mondo’, o almeno ‘Resto d’Europa’, è stato il giorno del Grande Entusiasmo, o meglio del Grande Ottimismo, con le borse e i mercati che si sono seduti in anticipo al banchetto dell’accordo: listini su, l'euro oltre 1,12 dollari, lo spread poco sopra quota 120 punti.
E i capi di Stato e di governo dei 28 cominciano a cullarsi nella speranza di un week-end normale, senza la scampagnata a Bruxelles domenica pomeriggio: perché, se domani i ministri delle finanze dell’Eurogruppo dovessero già dire che il programma di riforme di Atene va bene e che l’accordo è fatto, il Vertice straordinario, l’ennesimo di questa crisi, potrebbe benissimo saltare. Anche se la Germania pare tenerci, come se Angela Merkel volesse personalmente sincerarsi delle intenzioni di Alexis Tsipras.
All’intesa, ci credono, a Roma, il premier italiano Matteo Renzi e quello irlandese Enda Kenny, che entrambi, dopo un colloquio a Palazzo Chigi, dicono di sperare che l’accordo maturi già domani. E mentre il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan assicura che l’Italia continua a lavorare per “una soluzione condivisa”, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, colora di rosa l’attesa: preannuncia possibili "decisioni importanti" e, pur senza entrare nel merito, definisce le proposte d’Atene "un testo accurato ed esauriente": quando il ministro delle Finanze greco era Yanis Varoufakis, un giudizio così positivo non era mai stato espresso; il suo successore Euclides Tsakalotos parte col piede ‘europeo’ giusto.
La Grecia ha presentato all'Europa un piano di riforme che prevede tagli per circa 12 miliardi di euro, il 50% in più di quanto finora messo sul piatto delle riforme e dei sacrifici. In cambio ha chiesto ai creditori 53,5 miliardi per onorare i prestiti in scadenza fino a giugno del 2018, oltre che altri alleggerimenti delle attuali condizioni.
A questo punto, pare quasi che Tsipras abbia più problemi a fare passare il piano in Grecia che presso i partner europei: frange del suo partito di sinistra radicale, Syriza, oppongono resistenza, mentre gli alleati di governo nazionalisti ci stanno. C’è malumore anche nelle Isole, che vedono “effetti tragici” dall’aumento dell’Iva.
Al suo Parlamento, Tsipraz chiede un mandato per negoziare con l’Ue e non per uscire dall’euro - nella notte, i deputati greci hanno poi dato il loro avallo al piano del premier, ndr - : l’incubo Grexit non era mai stato così lontano nelle ultime due settimane, anche se cinque deputati di Syriza chiedono il ritorno alla dracma. Un’operazione che, secondo uno studio, costerebbe ad Atene tra i 18 e i 33 miliardi, senza contare il mancato arrivo di aiuti e fondi.
Le istituzioni creditrici (Commissione europea, Bce e Fmi) si sono riunite nel primo pomeriggio, per discutere le proposte di Atene: il consulto in teleconferenza ha avuto come protagonisti, oltre Dijsselbloem, Jean-Claude Juncker, Mario Draghi e Christine Lagarde. Inutilmente, Moody’s prova a gelare l’ottimismo avvertendo che il salvataggio della Grecia resterà aleatorio, anche una volta fatto l’accordo.
Se le proposte di riforme saranno valutate positivamente e ci sarà intesa sul rinnovo del programma di aiuti alla Grecia, il cosiddetto ‘fondo salva-Stati’ potrà procedere a un "prestito-ponte" per fare fronte alle esigenze finanziarie immediate di Atene, che non ha rimborsato a fine giugno una quota di prestito dovuta all’Fmi e che rischia di mancare altre scadenze nei prossimi giorni. L’accordo dovrebbe, inoltre, prevedere un pacchetto di 36 miliardi di fondi e investimenti per rilanciare l’economia greca.
Salvo colpi di scena, o improvvisi deterioramenti della situazione politica ad Atene, l’Eurogruppo si riunirà domani a Bruxelles, a partire dalle 15.00, per discutere proposte e richieste greche. Se l’Eurogruppo non sarà risolutivo, i capi di Stato o di governo dei 28 si vedranno domenica pomeriggio. Il premier Renzi spera che se ne possa fare a meno. La Francia ha già dato il suo 'placet': il presidente, Francois Hollande, considera il programma greco "serio e credibile": "ci vuole disciplina", ma "bisogna tendere la mano" a un Paese "in difficoltà".
Dalla Russia, arriva pure la benedizione di Vladimir Putin, che spinge per l’accordo –senza il quale, Atene potrebbe battere cassa a Mosca-. Mentre da Washington il segretario al Tesoro Jack Lew manda messaggi analoghi ad Atene e a Bruxelles: l’intesa vi conviene (e conviene pure agli Usa).

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