Scrtto per Il Fatto Quotidiano dello 05/07/2015
Il dubbio è che Mohammad Jawad Zarif,
ministro degli Esteri di Teheran, adotti le tattiche negoziali dai ministri
greci che hanno trattato con l’Unione europea: dare l’accordo per acquisito e,
poi, fare regolarmente saltare il banco e tornare alla casella di partenza. “Non
siamo mai stati così vicini all’intesa”, assicura Zarif, usando Youtube come
veicolo, mentre il negoziato sul nucleare tra l’Iran e il ‘5+1’ –le cinque
potenze atomiche classiche più la Germania- prosegue ai tempi supplementari: doveva
concludersi entro il 30 giugno ed è stato prorogato fino al 7 luglio –ma
Teheran non accetta la scadenza ed è pronta ad andare avanti ad oltranza-.
Però, aggiunge Zarif, il fatto di essere vicini
non dà la garanzia che alla fine si arriverà all'accordo: "Ho speranze
perché vedo emergere la ragione sull'illusione. Ho la sensazione che i miei
partner abbiano riconosciuto che la coercizione e la pressione non portano mai
a soluzioni durature ma solo a più conflittualità e a ulteriore ostilità",
dice il ministro, linguaggio immaginifico, quasi da ‘Mille e una Notte’ e
tecnologie da comunicazione politica nell’era dei ‘social media’.
L’obiettivo occidentale è garantire che il
programma nucleare iraniano sia solo civile e non abbia finalità militari.
L’obiettivo iraniano è la fine delle sanzioni che soffocano l’economia del
Paese e ne frenano lo sviluppo.
Secondo il Guardian, Teheran rafforza
l’interesse dell’intesa offrendo all'Occidente un bonus: l'Iran, culla dello
sciismo, promette di unire le forze agli usa e ai loro alleati nella lotta
comune contro gli jihadisti sunniti dell’autoproclamato Califfato.
Il quotidiano britannico attribuisce al
ministro Zarif queste parole: “La crescente minaccia dell'estremismo e della
barbarie assoluta è il nostro comune pericolo. La minaccia che stiamo
affrontando è rappresentata dagli uomini incappucciati – i boia del sedicente
Stato islamico, ndr - che stanno distruggendo la culla della civiltà. Davanti
alle nuove sfide, serve un nuovo approccio".
La carota dell’accordo nucleare e dell’impegno
iraniano contro il terrorismo integralista sunnita ha, però, qualche retrogusto
amaro, per gli Usa. Sul fronte atomico, c’è l’aperta ostilità di Israele verso
l’intesa. Sul fronte anti-terrorismo, c’è la diffidenza dell’Arabia saudita e
delle monarchie del Golfo verso l’attivismo militare iraniano in Iraq e in
Siria: Riad e i suoi alleati e Teheran stanno del resto combattendosi nello
Yemen, dove un’insurrezione sciita ha rovesciato il regime sunnita.
Washington ha però fretta di chiudere il
negoziato, che, se restasse aperto dopo l’estate, potrebbe finire
nell'ingranaggio tritatutto della campagna presidenziale. I repubblicani,
all'opposizione, ma in maggioranza al Senato, sono sensibili ai timori di
Israele e possono creare problemi all’Amministrazione sull’accordo.
Che –checché ne dica Zarif- non è ancora
fatto: del resto, all'inizio della primavera, pareva fosse tutto a posto,
tranne i dettagli; ed eccoci ancora qui. Come a Washington, anche a Teheran c’è
chi non è conciliante: "La controparte ha provato a usare contro di noi
ogni genere di pressioni e, se intende sperimentarne ancora, la nostra risposta
sarà ben più dure di quanto si possa immaginare", avverte Behrouz
Kamalvandi, numero due e portavoce dell'Organizzazione per l'Energia Atomica.
Fonti
coinvolte nella trattativa dicono che vi sarebbe un'intesa di massima su un
meccanismo che regoli la sospensione delle sanzioni imposte da Usa e Ue. Non è
ancora definita, invece, una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza
per revocare quelle dell’Onu, prevedendone però la reintroduzione in caso d'inadempienza
all’accordo
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