Scritto per La Presse lo 05/07/2015
Adesso, bisogna tornare a trattare con la Grecia, anche se c’è
chi, come la cancelliera tedesca Angela Merkel, non ne ha molta voglia. A
Bruxelles, la sala stampa del Vertice europeo non è stata smantellata, dopo
l’ultima riunione di fine giugno: segno che un’altra consultazione fra i leader
dell’Unione, o almeno fra quelli dell’EuroZona, non è esclusa a breve.
Appuntamenti collegiali non ne sono
ancora annunciati -successivamente, è stato convocato un Vertice dell'EuroZona x martedì alle 18.00, ndr-. Il presidente francese Francois Hollande riceverà domani
all’Eliseo la cancelliera Merkel per discutere il ‘dopo referendum’: un
incontro e una cena di lavoro che –recita un comunicato dell’Eliseo- rientrano nella
“cooperazione permanente fra Francia e Germania per contribuire a una soluzione
duratura” della vicenda greca.
La prima decisione sarà della Bce, se
concedere ad Atene la liquidità d’emergenza, di ha il governo del premier
Tsipras ha già chiesto un aumento. Benoit Coeuré, membro dell’Esecutivo della
Banca centrale europea, lascia aperta la porta a misure aggiuntive, se la
situazione lo richiederà: "La Bce ha già chiarito che se si dovrà fare di
più faremo di più. Troveremo gli strumenti necessari".
A
volere riprendere immediatamente i colloqui
con i creditori internazionali per raggiungere un’intesa "molto
presto", "anche in 48 ore", è il governo greco: il portavoce
Gabriel Sakellaridis lo dice alla tv greca subito dopo la chiusura delle urne.
"Faremo ogni sforzo per raggiungere presto" l’accordo, insiste. Il
ministro dell’Economia Yanis Varoufakis, dal canto suo, continua ad affermare che
l’intesa può essere fatta “in 24 ore”; ma che sia tutto così facile non è
affatto sicuro.
Sulla crisi greca, la Germania e la
Francia non hanno una posizione pienamente allineata: più dura la Merkel, il
cui governo non esclude il Grexit; più disponibile Hollande, che, invece, vuole
tenere la Grecia nell’euro. Secondo der Spiegel, la cancelliera, parlando a una
riunione della Cdu, ha detto che la politica di Tsipras è "dura e
ideologica" e che il premier greco sta lasciando che il suo Paese "si
schianti contro un muro, tenendo gli occhi aperti". La Merkel – prosegue
der Spiegel, le cui indiscrezioni non sono state smentite – non riesce ad immaginarsi
che “un capo di governo possa giocare alla roulette con il suo Paese”.
La Francia punta a riprendere il
dialogo e a trovare una soluzione di compromesso per la Grecia, “senza rifugiarsi
dietro l'azione della Bce”. Lo dice il ministro dell'Economia Emmanuel Macron,
citato da Le Figaro: "Abbiamo co-prodotto” la crisi greca e “dobbiamo fare
sforzi anche noi … Bisogna essere esigenti e trovare un compromesso sulle
riforme, la sostenibilità del debito, l'evoluzione delle finanze".
La posizione francese richiama quella
italiana: "Da domani, tutti di nuovo attorno a un tavolo. Si torni a
parlare di crescita", dichiara, in una intervista al Messaggero, il
premier Matteo Renzi, che, mercoledì scorso, a Berlino, era parso in piena sintonia
con la Merkel, parlando del referendum come di “un derby tra euro e dracma”. Renzi
aggiunge: "Quando terminerà la discussione greca ci occuperemo di crescita
e investimenti. Che servono a salvare l'Ue, non l'Italia".
La rigidità della Merkel è invece
condivisa, o almeno lo è stata finora, dai leader delle Istituzioni dell’Ue. Il presidente del Parlamento europeo
Martin Schulz accusa Atene di avere una posizione "o tutto o nulla"
nei negoziati con i creditori internazionali: una posizione
"ideologica", secondo cui il "100% di nulla è meglio dell'1% di
qualcosa e accettare l'1% di qualcosa è un tradimento". Secondo Schulz,
inoltre, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, "ha
fatto più concessioni alla Grecia di quanto fossero disposti a farne gli
altri nell'Eurogruppo”.
Le considerazioni politiche si
intrecciano con quelle contabili. L'uscita della Grecia dall’EuroZona lascerebbe un buco di “diversi
miliardi di euro” nel bilancio della Germania, secondo il presidente della Bundesbank
Jens Weidmann, che ne avrebbe avvertito il governo, riferisce Handelsblatt.
E il ministro delle Finanze
britannico, George Osborne, fa sapere che anche il regno Unito, fuori
dall’euro, potrebbe non essere "immune" dalle conseguenze del
referendum in Grecia.
Domani incontrerà il premier David Cameron e il governatore della Banca d'Inghilterra
Mark Carney: "Credo che nessuno debba avere dubbi –dice alla Bbc-: la
situazione greca ha un impatto sull'economia europea, che ha un impatto su di
noi. Non saremo immuni da questi sviluppi". E se non lo sono loro,
figuriamoci i Paesi dell’euro.
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