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martedì 28 luglio 2015

Italia/Germania: ambasciatore Benassi, Berlino guarda a Roma con fiducia

Intervista raccolta per La Presse il 28/07/2015

La Germania guarda all'Italia “con fiducia”: lo dice Pietro Benassi, ambasciatore d’Italia a Berlino, ricordando che l’interscambio tra i due Paesi è pari alla somma di quello dell’Italia con la Francia e la Gran Bretagna e che “l’enorme intensità del rapporto economico” italo-tedesco è anche “intessuta di complementarità”.

La Presse incontra l’ambasciatore Benassi a margine della Conferenza degli ambasciatori d’Italia nel Mondo: per la diplomazia italiana, l’evento, giunto all’11a edizione, è “un momento importante di ricarica intellettuale per mettere a fuoco le direttive di un Paese impegnato su molti fronti che non si sottrae alla domanda di politica estera, che ha capacità di presenza sui mercati esteri, che dispone di una forte diplomazia anche economica e culturale e che spesso ha molto da dire e deve trovare gli strumenti per farlo”.

Del rapporto europeo di Italia e Germania, Benassi, 57 anni, a Berlino dal settembre 2014, nota che i due Paesi sono sempre stati “all'avanguardia dell’integrazione europea”, sia sui processi d’approfondimento dell’integrazione che su singole politiche: “L’assonanza tra Italia e Germania è sempre stata forte in molti settori”.

E la complementarità economica fa sì che i successi economici e commerciali d’un Paese si riverberino sull'altro. L’ambasciatore ricorda che gli imprenditori tedeschi considerano oggi più facile investire in Italia, dopo che l’Italia, “un interlocutore storico anche per la consonanza degli interessi economici, ha impresso un indubbio dinamismo” alla propria azione.

Certo, l’Italia è stata vista, negli ultimi anni, come un Paese che s’è messo alla prova, approvando una serie di misure per modernizzarsi. “La Germania è consapevole delle riforme portate avanti”, che hanno ricevuto “pubblico riconoscimento dalla Merkel e da Schaeuble”. Berlino considera l’Italia “un Paese che ha intrapreso il cammino di modernizzazione con una celerità che impressiona positivamente”.

L’intensità dei rapporti conferma la qualità delle relazioni: il premier Renzi è appena stato a Berlino e la cancelliera Merkel sarà all’Expo dopo Ferragosto. Il che non impedisce alla Germania di avere un rapporto speciale con la Francia: “Ci mancherebbe che non fosse così, i primi a dispiacercene saremmo noi”. Una cosa diversa è “privilegiare in ambito europeo incontri a geometria variabile, perché bisogna prendere atto che le decisioni si prendono a 19 o a 28”, a seconda dei contesti.

E proprio sul fronte europeo, la crisi greca dimostra l’opportunità di una riflessione: “sta facendo aprire un dibattito in molti Paesi” e “stimola slancio al processo d’integrazione”, osserva Benassi, secondo cui “l’Europa vincerà se il punto d’atterraggio non sarà il prevalere di un’idea sull'altra”, ma una soluzione poggiata su stabilità e crescita. E l’eurozona può rivelarsi una palestra “per l’esercizio dell’integrazione”.

Per l’ambasciatore, la crisi dell’Ue è “una crisi di crescita”, in un momento di difficoltà “senza precedenti” per l’entità delle difficoltà all'interno e ai confini. Se la necessità di migliorare all'interno “la governance politica” mette in discussione “la tradizionale scelta dei piccoli passi” e impone di ritrovare “la spinta per crescere”, le sfide ai confini sono molteplici: il Mediterraneo e l’immigrazione, il Nord Africa del post Primavere arabe e il Grande Medio Oriente, il terrorismo e l’Ucraina.

Proprio su Ucraina e Russia, tra Italia e Germania c’è “una certa consonanza: noi abbiamo garantito che l’Unione parlasse con una voce sola e siamo tutti favorevoli all’attuazione di Minsk 2”, accordo che è “soddisfacente, al di là del metodo con cui è stato conseguito”.

Se l’Italia gode della fiducia della Germania, in Italia non mancano i critici della Germania. “Se c’è un affievolimento del sentimento comunitario –rileva Benassi-, riemergono sentimenti nazionali o nazionalistici; ed è inevitabile il ritorno degli stereotipi, non solo tra Italia e Germania, ma anche fra altri Paesi. Questo è un segno di crisi”.

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