Per la pace. Contro il terrorismo. Ma anche per gli affari. L’accordo sul nucleare tra l’Iran e i ‘5+1’ ha valenze politiche e diplomatiche “storiche”, ma pure economiche e commerciali. Che si declinano a livello europeo e planetario, ma che hanno una rilevanza particolare per l’Italia, da sempre uno dei Paesi più attivi nell’interscambio con l’Iran, nonostante contenziosi commerciali che risalgono ai tempi dello Scià e della rivoluzione khomeinista.
Il giorno
dopo la “storica” intesa, l’eccitazione diplomatica resta molto alta. Anzi
Obama, dopo una partenza in sordina, per non irritare troppo Israele e i
sauditi, in un’intervista al NYT si ‘gasa’: si paragona in politica estera, pur
con molti distinguo, a Nixon –distensione con la Cina- e a Reagan –vittoria
nella Guerra Fredda- e manda dagli alleati Jimmy Carter –lui, il presidente
della presa di ostaggi all’ambasciata degli Usa a Teheran nel 1979-..
L'accordo sul nucleare –spiega Obama-
non si misura sulla "capacità di cambiare il regime in Iran" né di
"eliminare tutte le loro scellerate attività nel mondo", ma
"sulla sua efficacia nell’impedire" a Teheran "d’avere la bomba
atomica". E il presidente Obama
elogia il ruolo della Russia e di Putin, che lo ha “sorpreso”: "Non
avremmo mai raggiunto l’intesa, se non ci fosse stata la volontà della Russia
di stare con noi e di insistere per un accordo forte".
Magari, con la pace tra Usa e Iran,
riscoppia pure quella tra Usa e Russia, che ha nell’Iran un interlocutore
economico e commerciale importante –la tecnologia nucleare civile iraniana è
tutta russa-, ma che può anche avervi un concorrente sul mercato energetico.
Anche il
giudizio, molto positivo, dell’Ue sull’intesa ha risvolti economico-energetici:
l’accordo –osserva il responsabile del settore Maros Sefcovic-
avrà “un impatto positivo” sul mercato europeo dell'energia e contribuirà alla
strategia di diversificazione delle fonti d’approvvigionamento. Il responsabile
dell’ambiente Miguel Arias Canete aggiunge: "L'Iran è al quarto posto al
mondo per riserve di petrolio e al terzo per quelle di gas. L’intesa darà enormi
opportunità all'industria e alla sicurezza degli approvvigionamenti".
Più difficile da determinare l’impatto
sui prezzi, che sono eccezionalmente bassi per scelta dell’Arabia saudita e dei
suoi partner. Ma Riad non è affatto entusiasta della riammissione di Teheran
nel salotto buono della politica internazionale e resta da vedere come reagirà,
politicamente ed economicamente.
Intanto, il gotha della finanza e
dell’industria italiana è ai blocchi di partenza per l’Iran. Ecco una carrellata
di pareri convergenti: L'intesa dà a Banca Intesa "la prospettiva d’affiancare
le imprese italiane" presenti a Teheran o che sono pronte ad investirvi,
dice Gian Maria Gros Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa.
Federico Ghizzoni, ad di Intesa, parla di “grandi opportunità” e osserva che
l’Iran "è un Paese grande e stabile e ha bisogno di tutto, soprattutto di
infrastrutture. Si prevede una crescita importante nei prossimi anni".
Parole analoghe da parte del presidente
dell'Abi Antonio Patuelli: "L'apertura del mercato petrolifero iraniano comporta
per l'Italia grandi vantaggi". E il presidente di Generali Gabriele
Galateri è sulla stessa lunghezza d’onda: si aprono "potenzialità importanti"
e "tutto quello che aiuta la stabilizzazione del Medio Oriente è
positivo".
La palma dell’interesse va, però,
all’Eni, che, per sfruttare l’occasione, si ritrova un jolly in mano: l’ex
vice-ministro degli Esteri Lapo Pistelli, che dal 1° luglio è il ‘ministro
degli Esteri’ del colosso energetico italiano, è un eccellente conoscitore
dell’Iran, ha più volte incontrato il ministro degli Esteri Zarif e sembra
avere le entrature giuste.
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