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venerdì 17 luglio 2015

Grecia/Ue: dall'orlo del baratro alla soglia della normalità, troppo presto

Scritto per La Presse il 16/07/2015

Dall'orlo del baratro alla soglia della normalità, il passo per l’Ue è breve: dopo il sì alle riforme del Parlamento di Atene, l’eurocrazia ritrova la certezza delle sue regole e, soprattutto, la sicurezza delle sue procedure, mentre la politica pare quasi mettersi cheta, come se l’Unione europea non avesse più un problema greco. Quasi di colpo, la tempesta continentale si riduce a una mareggiata nell'Egeo, che può ancora fare danni, ma al più dentro il governo Tsipras.

Arriva l’ok al prestito ponte, si mettono in moto i meccanismi burocratico-istituzionali, la ritualità delle scadenze del debito (che saranno rispettate). Certo, tutti sanno che a ottobre, o a gennaio, c’è la possibilità di ritrovarsi con impegni non rispettati da parte della Grecia, riforme non fatte, ritardi e reticenze.

Ma oggi è il giorno della fiducia ostentata. Il dibattito diventa un esercizio da economisti, con l’Fmi che gioca a fare il guastafeste sfornando documenti e dichiarazioni in apparente contraddizione con l’accordo di lunedì fra i leader dell’eurozona.

A complicare le cose, c’è uno sfasamento fra l’informazione americana e quella europea. Il Fondo, secondo il New York Times, “sta dicendo all'Europa che l'euro, così com’è, non funziona”. Le tre alternative delineate dall’Fmi per garantire la sostenibilità del debito greco conducono tutte all'Unione economica europea, in cui i Paesi più ricchi paghino per sostenere l'economia greca. ''Non é una coincidenza –osserva il giornale- che questa soluzione è quella che molti economisti suggeriscono da tempo all'Europa come unica strada per salvare l'euro”.

Una strada che i politici sono però riluttanti a imboccare. E’ un cane che si mangia la coda: un’Unione poco efficiente e macchinosa perde credito presso i cittadini; e i leader non sono convinti che investire in essa sia una buona opzione per la loro popolarità; e così l’Unione perde ulteriormente efficienza e credito.

Ma neppure gli economisti offrono ai politici indicazioni univoche. Prendiamo ad esempio il taglio del debito greco: c’è chi lo giudica indispensabile e chi, specie in Germania, non ne vuole sentire parlare. Anche se l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi ricorda che, nel 1953, gli Stati Uniti e le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale tagliarono il debito proprio della Germania per consentirne la ricostruzione e la ripresa.

Ci sono i presupposti perché la crisi greca diventi uno spartiacque europeo, rileva il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, che difende il ruolo dell’Italia nel Vertice dell’Eurogruppo, quello che, tra domenica e lunedì, ha prodotto l’attuale accordo: ce ne sono stati altri nella storia dell’Unione; e spesso ne sono venute spinte ad approfondire l’integrazione.

L’Italia, ricorda Gozi, ha proposte su come approfondire la governance dell’Eurozona, ben più ambiziose di quelle contenute nel documento presentato a giugno dai cinque presidenti delle Istituzioni comuni. L’idea è di utilizzare lo strumento della cooperazione rafforzata e di rivedere parti dei Trattati, facendo, di qui al 2017, uno slalom tra le scadenze istituzionali ed elettorali, come il referendum in Gran Bretagna, le presidenziali francesi, il 60° anniversario dei Trattati di Roma.

L’urgenza, per Gozi, è non lasciare che “il tema della democrazia europea sia preso in ostaggio" dagli euro-scettici e dagli euro-critici.

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