Scritto per La Presse lo 08/07/2015
Che sia la
volta buona, i mercati hanno voglia di crederlo: dopo due giorni di profondo
rosso, s’impennano (ma potrebbe solo essere un rimbalzo tecnico). E il premier
greco Alexis Tsipras prova a convincere i suoi partner che la musica è diversa:
ha già presentato la richiesta di nuovi aiuti al cosiddetto fondo ‘salva Stati’,
un prestito triennale di entità al momento imprecisata, e promette di
presentare domani un programma di riforme credibile, con dentro il taglio delle
baby pensioni e l’aumento dell’Iva, due misure feticcio nel confronto negoziale
tra Bruxelles e Atene.
Sull’Unione, e sulla Grecia, gli Stati Uniti
continuano ad esercitare pressioni perché la zona euro resti integri.
Commentando l’esito delle riunioni di ieri, un Eurogruppo e un Vertice
straordinario dei leader dei Paesi della moneta unica, il segretario al Tesoro
Usa Jack Lew ripete che l’Unione ha interesse a mantenere intatta l’area euro e
la Grecia ha interesse a restarvi; e nega che la crisi greca sia "una minaccia immediata per la
sostenuta crescita economica" americana. Per Lew, il rischio d’un Grexit
per Ue e Usa “è molto più basso e contenuto rispetto al 2010 e al 2012";
ma "i rischi", senza un’intesa, crescono di giorno in giorno.
Nessuno vuole spingere la Grecia fuori, La Banca centrale europea lascia invariato
il tetto massimo di liquidità di emergenza per le banche greche, che non
riapriranno neppure domani. E la richiesta di Atene di nuovi aiuti viene già
esaminata dai tecnici, in attesa di essere sottoposta ai politici.
Di qui in avanti, i tempi s’annunciano serrati:
nessuno è disposto a tirarla per le lunghe. I presidenti
del Consiglio europeo, Donald Tusk, e della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, molto fermi
ieri al Vertice con la Grecia, ripetono che l’appuntamento di domenica è l'ultima
spiaggia.
Il polacco Tusk s’appella
alla solidarietà degli europei, senza cui "fra quattro giorni ci
sveglieremo in un'Unione diversa". Martin Jaeger, portavoce del
ministero delle Finanze tedesco, chiarisce che, "se entro domenica non
avremo trovato una soluzione, bisognerà pensare ad altri scenari". Quali?
La Commissione si preferisce ‘glissare’: "Lavoriamo per il meglio ma siamo preparati al
peggio", recitano i portavoce dell'Esecutivo comunitario.
Venerdì toccherà alla
Commissione valutare la richiesta di Atene e anche il programma di riforme. Sabato
è già convocato un nuovo Eurogruppo, a livello di ministri delle Finanze. Domenica
ci sarà il Vertice europeo, con tutti i capi di Stato e di governo dei Paesi
dell’Ue.
Che l’atteggiamento nei confronti della Grecia non sia al bello fisso, Tsipras lo aveva sperimentato ieri nell’incontro con gli altri leader e ne ha avuto una riprova oggi al Parlamento europeo. Applausi, ma anche fischi, hanno accolto il premier greco nell'aula della plenaria a Strasburgo: Tsipras, pur senza disconoscere le responsabilità dei governi che l’hanno preceduto, ha affermato che la crisi greca è “un problema europeo” e che, quindi la soluzione deve essere “europea”: “Siamo stati una cavia” dell’austerity, che non ha prodotto i risultati sperati; e i soldi dell’Unione "sono serviti per salvare le banche e non sono mai arrivati al popolo greco".
Juncker gli ha risposto tenendosi sulla difensiva. Tusk, invece, c’è andato giù pesante: "Dobbiamo tornare ai principi di buon senso che per secoli ci hanno guidato. Moralità significa pagare i debiti. Non è vero che i creditori sono cattivi e immorali e che i debitori sono vittime innocenti. Non è così".
Che l’atteggiamento nei confronti della Grecia non sia al bello fisso, Tsipras lo aveva sperimentato ieri nell’incontro con gli altri leader e ne ha avuto una riprova oggi al Parlamento europeo. Applausi, ma anche fischi, hanno accolto il premier greco nell'aula della plenaria a Strasburgo: Tsipras, pur senza disconoscere le responsabilità dei governi che l’hanno preceduto, ha affermato che la crisi greca è “un problema europeo” e che, quindi la soluzione deve essere “europea”: “Siamo stati una cavia” dell’austerity, che non ha prodotto i risultati sperati; e i soldi dell’Unione "sono serviti per salvare le banche e non sono mai arrivati al popolo greco".
Juncker gli ha risposto tenendosi sulla difensiva. Tusk, invece, c’è andato giù pesante: "Dobbiamo tornare ai principi di buon senso che per secoli ci hanno guidato. Moralità significa pagare i debiti. Non è vero che i creditori sono cattivi e immorali e che i debitori sono vittime innocenti. Non è così".
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