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martedì 7 luglio 2015

Iran: nucleare, accordo in forse per un pugno di missili (e non solo)

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 07/07/2015

I negoziati sul nucleare tra l’Iran e i ‘5+1’ sono alle battute finali: per l’ennesima volta; e non è neppure detto che questa sia l’ultima. In passato è già successo che Teheran e le potenze nucleari classiche, più la Germania, arrivassero all’ora ics, salvo poi ripartire da capo, senza rompere, ma senza suggellare l’intesa. A Vienna, sarà diverso che tre mesi or sono a Ginevra? Difficile dirlo: divergenze restano e la scadenza alla mezzanotte di oggi martedì 7 luglio è riconosciuta solo dai negoziatori internazionali, mentre gli iraniani non batterebbero ciglio ad andare avanti a oltranza.

Secondo fonti occidentali e iraniane concordi, una delle divergenze riguarda le sanzioni Onu legate al programma iraniano di missili balistici: "Teheran vuole che le sanzioni sui missili balistici siano rimosse: dice che non c’è motivo di collegarle con la questione del nucleare, un punto di vista difficile da accettare", fa sapere alla Reuters un funzionario occidentale. Un funzionario iraniano d’alto rango spiega che Teheran vuole la fine dell'embargo dell’Onu sulle armi.

In realtà, la trattativa va avanti su piani diversi e in luoghi diversi: a Vienna, ci sono le delegazioni che negoziano, molte in queste ore guidate dai ministri degli esteri; ma a Washington e a Teheran, ci si dà battaglia politica. Aperta a Washington, dove gli schieramenti in Congresso dono delineati: l’opposizione repubblicana all’Amministrazione democratica del presidente Obama non intende togliere le sanzioni che stanno rovinando l’economia iraniana e ha la forza per riuscirci, mandando a monte un’eventuale intesa. I repubblicani diffidano degli iraniani e recepiscono i timori di Israele, che giudica l’accordo un errore.

A Teheran, il confronto non è solo politico, fra i conservatori, contrari all’intesa, che considerano una sorta di rinuncia alla propria sovranità, al diritto a decidere sui propri programmi e a perseguire i propri interessi, e i riformisti, di cui l’attuale presidente Hassan Rohani è un esponente. Il crinale tra anti e pro accordo attraversa la società iraniana: Thomas Edbbrink, inviato del New York Times, lo colloca tra gli ‘irriducibili’ del regime teocratico, gli integralisti religiosi e i Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione, e quelli che lui definisce gli ‘invisibili’, perché se i primi possono apertamente esprimersi, gli altri manifestano a fatica e con cautela il loro pensiero. Se gli intellettuali si collocano più fra i riformisti, gli ‘invisibili’ sono imprenditori, commercianti, professionisti, che non hanno problemi economici e che pensano che la qualità della loro vita sarebbe migliore senza sanzioni.

Molti a Teheran, racconta Ian Black, su The Guardian, vivono le contraddizioni di un Paese sospeso tra tradizione e modernità, dove la presenza in tv di una modella –pur vestita in modo rigoroso- suscita curiosità e polemiche; e molti già pregustano come imminente una svolta nelle loro vite.

Rischiano, però, di dovere ancora attendere un po’, se non a lungo. A Vienna, "nulla è ancora chiaro –dice il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif-. Stiamo tentando di risolvere le divergenze che rimangono". E si stanno già giocando i supplementari, perché il pacchetto doveva essere confezionato entro il 30 giugno. Venerdì scorso, lo stesso Zarif, che domenica ha avuto un incontro di tre ore con l’americano Kerry, aveva affermato che, nonostante alcune divergenze, l'Iran e i ‘5+1’ non erano “mai stati così vicini a un’intesa duratura". Il negoziato non si sviluppa in modo lineare: le istruzioni da Teheran sono funzione delle indicazioni della Guida Suprema, l’ayatollah Khamenei.

Intanto, una delegazione dell'Aiea, l’Agenzia internazionale per l'energia atomica dell’Onu, discute ad Atene un accordo di cooperazione sul programma nucleare iraniano e il calendario d’attuazione, con l'agenzia per l'energia atomica e il Supremo consiglio per la sicurezza nazionale di Teheran. 

L’Iran, i suoi programmi nucleari e il suo ruolo nella guerra al terrorismo integralista sunnita saranno tra i temi del VII Vertice dei Brics, ospitato dalla Russia, presidente di turno, l’8 e 9 luglio. L’evento si svolgerà a Ufa, 'capitale' della repubblica del Bashkortostan: ci saranno il presidente Putin con i leader di Brasile, India, Cina e Sud Africa, all’insegna de "i Brics, un potente fattore dello sviluppo mondiale". L'evento prevede due sessioni: una in formato ristretto e una allargata, con i leader dei Paesi dell'Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (la Sco) e dell'Unione economica eurasiatica, più il Turkmenistan. A Ufa ci sarà pure Rohani, che avrà numerosi incontri bilaterali (uno con Putin).

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