Scritto per La Presse lo 07/07/2015
Tempi duri per i leader delle istituzioni europee
che più si sono spesi ‘pro Sì’ nella campagna in vista del referendum greco, dove,
alla fine, ha prevalso il No: sono finiti sotto attacco non tanto la presa di
posizione politica, legittima e, per altro, condivisa da praticamente tutti i
governi dell’EuroZona, Grecia ovviamente esclusa, ma i toni aggressivi spesso
usati negli scambi con il premier greco Alexis Tsipras e il suo governo.
Nei confronti del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz,
socialista tedesco, una richiesta di dimissioni è stata firmata da diversi
parlamentari europei, fra cui le italiane Barbara Spinelli ed Eleonora Forenza,
entrambe elette nella ‘lista Tsipras’ e affiliate al gruppo della Sinistra
unita europea.
Anche il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, autore di
scambi di battute sferzanti con Tsipras, è sotto tiro. Già prima del voto,
eurodeputati del M5S e di altri movimenti euro-critici o euro-scettici gli
avevano contestato d’essersi presentato a rapporto davanti al gruppo del
Partito popolare europeo –il suo-, ma di non avere mai informato sull'evolvere
della crisi l’Assemblea plenaria. Dopo il referendum, Juncker ha fatto un passo
indietro, affidando al suo vice Valdis Dombrovskis i primi commenti
dell’Esecutivo comunitario.
Quasi esente da critiche, invece, il presidente dell'Eurogruppo, il
ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem, forse perché i suoi giudizi
aspri sul collega greco Yanis Varoufakis erano condivisi da numerosi colleghi.
Quanto al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il fatto d’essere
polacco, cioè di provenire da un Paese fuori dall'euro, lo tiene al riparo
dalla bufera.
Oggi, Schulz ha ricevuto critiche anche nella riunione del Gruppo S&D
del Parlamento europeo, quello cui partecipano gli eurodeputati del Pd. La
lettera in cui gli si chiede di dimettersi ricorda che il presidente “ha trascorso
l’ultima settimana facendo campagna per il Sì, per la caduta del legittimo
governo greco, per la sua ‘sostituzione con un governo tecnico’ .... E ha
sfacciatamente tacciato Tsipras di essere un ‘manipolatore’ del proprio
popolo”.
Per i firmatari del documento, il comportamento di Schulz “è stato
parziale, brutale, ottuso e senza precedenti nella storia dell’Unione e del suo
Parlamento. Dovrebbe dimettersi anche se l’esito del referendum fosse stato
diverso”. A essere in questione –si sostiene-, è “la capacità di rappresentare
nella sua interezza il Parlamento europeo che presiede”. Schulz avrebbe “già
mostrato la stessa parzialità e la stessa mancanza di rispetto su altri temi
cruciali – tra questi il Ttip –, prima ancora che i parlamentari li avessero
discussi”.
In realtà –conclude il documento-, egli sta gettando profondo discredito sulle istituzioni europee e sulla carica che ricopre”. E’ però improbabile che la richiesta di dimissioni venga accolta. Nell'Assemblea, del resto, non manca chi apprezza l’operato di Schulz ed è critico verso Tsipras, che domani mattina sarà al Parlamento europeo, dopo che il leader liberale Guy Verhofstadt aveva denunciato come “scandaloso” il suo rifiuto di incontrare gli eurodeputati.
In realtà –conclude il documento-, egli sta gettando profondo discredito sulle istituzioni europee e sulla carica che ricopre”. E’ però improbabile che la richiesta di dimissioni venga accolta. Nell'Assemblea, del resto, non manca chi apprezza l’operato di Schulz ed è critico verso Tsipras, che domani mattina sarà al Parlamento europeo, dopo che il leader liberale Guy Verhofstadt aveva denunciato come “scandaloso” il suo rifiuto di incontrare gli eurodeputati.
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