P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

venerdì 3 luglio 2015

Grecia/Ue: non si muove foglia che Merkel non voglia


Scritto per La Presse lo 02/07/2015

Quasi a darla vinta a chi sostiene che ‘nell’Unione non si muove foglia che la Merkel non voglia’, sul fronte greco tutto resta fermo: il negoziato è congelato, fino al referendum di domenica; e nel contempo nessuno sollecita ad Atene il pagamento delle somme che erano dovute al 30 giugno.

La cancelliera tedesca Angela Merkel aveva ieri espresso l’opinione che la trattativa dovesse rimanere in stallo, fino all’esito della consultazione con cui i greci devono decidere se accettare, o meno, le proposte loro presentate per risanare i conti e stimolare la crescita.

E, Improvvisamente, la politica europea pare quasi distratta, disinteressata: non ci sono riunioni già convocate lunedì, a livello di ministri dell’Economia o di leader dell’Eurozona, per valutare l’esito della consultazione e misurarne l’impatto sull’euro e sulla Grecia. Pure l’intensità delle dichiarazioni s’è rarefatta, manco fosse scattata la consegna del silenzio.

Ci pensano i tecnici a ricordare l’eccezionalità del momento e le difficoltà della situazione. Un rapporto Fmi stima in 50 miliardi di euro il fabbisogno greco di finanziamenti agevolati di qui al 2018, per garantire la sostenibilità del debito: 36 miliardi dovrebbero venire dalle Istituzioni e dai partner europei, il resto dalle Istituzioni internazionali. E la somma va lievitando, a causa del mancato accordo con i creditori internazionali e, soprattutto, della mancata attuazione delle riforme strutturali. Più l’incertezza si protrae, e meno la Grecia cresce, più la situazione finanziaria peggiora, è l’analisi al limite del banale, ma corretta e cruda degli analisti del Fondo.

Cui dà manforte la Banca centrale europea: un verbale oggi pubblicato segnala che l'incertezza sull'esito della crisi greca, che potrebbe sfociare in un default e nel Grexit, è "fonte di volatilità" e di rischio per i mercati finanziari. Nel documento, che non cita direttamente la Grecia, si legge che "l'incertezza circa l'esito dei negoziati tra un governo dell'area euro e i suoi creditori ufficiali è vista come fonte d’incertezza potenziale e di volatilità dei mercati".

Tanto più che l’alea greca s’innesta su una ripresa ancora debole e fragile, minata da rischi geopolitici dal Mediterraneo all’Ucraina. Secondo la Banca guidata da Mario Draghi, tuttavia, la volatilità proseguirà in un contesto di tassi di interesse bassi. Almeno questo dato pare acquisito: merito delle scelte della Bce, fatte in uno spirito d’autonomia che non tutte le Istituzioni europee sanno manifestare.

A turbare gli operatori finanziari, c’è pure uno studio di S&P, secondo cui il Grexit, cioè l’uscita della Grecia dall’euro, avrebbe un impatto limitato sull’economia europea, dell’ordine dello 0,2/0,3% del Pil, ma peserebbe sui Paesi della moneta unica attraverso un rialzo dei rendimenti obbligazionari. L’Italia spenderebbe, così, 11 miliardi di euro in più nel biennio 2015/’16 per finanziarsi e sopporterebbe il peso maggiore di un onere stimato complessivamente a 30 miliardi di euro

Nessun commento:

Posta un commento