Scritto per Il Fatto Quotidiano del 11/01/2011
Nella geografia politica degli Stati Uniti, l’Arizona è uno Stato anomalo: stretto tra il New Mexico e le Montagne Rocciose, è incastonato nel mitico Far West dell’epopea western, ma, nel giro di una generazione, ha vissuto un duplice flusso migratorio, che ne ha modificato le radici. Quello ispanico, che penetra spesso illegalmente dalla lunga frontiera con il Messico e che è sovente solo in transito qui, diretto verso Stati più popolosi. E quello interno: una ‘carovana’ di pensionati relativamente agiati, provenienti spesso dal freddo (ed ‘europeo’) New England, che hanno scoperto i vantaggi per la salute del clima –secco, anche se d’estate il caldo di Phoenix è acquoso- e per il portafoglio dei costi delle case (con quello che a New York ti basta per un loft, qui ti compri una casa con terreno intorno). Cosi’, l’Arizona è diventata un’alternativa rispetto alle mete tradizionali della Terza Età negli Stati Uniti, California e Florida. Anche l’identità delle vittime della strage di Tucson lo conferma: tre su sei sono persone anziane, fuori dal lavoro, ma ancora socialmente attive.
Una superficie grande quasi quanto quella dell’Italia, 295mila kmq contro 316mila; ma una popolazione di poco più di 6 milioni di abitanti, circa un decimo dell’Italia, due terzi dei quali concentrati nell’agglomerato urbano di Phoenix, la capitale e la città dei Suns di Steve Nash e Vince Carter, una delle squadre più toste dell’Nba –ma questa non è la sua stagione-; l’Arizona è lo Stato del Grand Canyon, la più popolare meta turistica naturale degli Stati Uniti, e della cinematograficamente mitica Yuma –che, pero’, agli americani non dice molto: ‘Quel treno per Yuma’, Delmer Daves, 1957, da loro s’intitola più ellitticamente ‘3.10 to Yuma’).
Ma l’Arizona non è solo grandi spazi vuoti e meraviglie della natura. L’uomo, qui, ha lasciato segni importanti: Frank Lloyd Wright, il più grande architetto statunitense, venne a realizzarvi la sua ultima utopia, a Taliesin West, Scottsdale; e, un italiano, Paolo Soleri, lavora tuttora al progetto di Arcosanti, destinato a restare incompiuto, una cattedrale dell’utopia nel deserto.
Politicamente, l’Arizona è uno stato tendenzialmente repubblicano, ma moderato, capace di rispecchiarsi nel senatore repubblicano John MCCain, un eroe di guerra, prigioniero per setti anni in Vietnam, l’unico vero antagonista di George W. Bush nelle primarie del 2000 e, poi, la voce del dissenso all’interno del partito negli otto anni della sua sciagurata presidenza, candidato alla Casa Bianca nel 2008 (sconfitto da Barack Obama). E, contemporaneamente, in una governatrice democratica, donna e progressista, Janet Napolitano, oggi ‘ministro dell’interno’ del presidente Obama.
Nell’Arizona delle chiome d’argento, alcuni dei ‘cavalli di battaglia’ repubblicani, come i temi della sicurezza e, soprattutto, dell’immigrazione, vanno forte. E, infatti, Gabrielle Giffords, la deputata democratica obiettivo della strage di sabato a Tucson, era impegnata su quei fronti, sia pure alla ricerca di una sua Terza Via tra il pugno di ferro repubblicano e il guanto di velluto democratico. Ma fanno meno presa gli integralismi cristiani, che pure avrebbero ispirato lo sparatore, un giovane instabile. E non attecchiscono le isterie anti-governo del Tea Party, un cui candidato proprio la Giffords aveva battuto, e non d’un pelo, nelle elezioni di midterm del 2 novembre.
martedì 11 gennaio 2011
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