Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/01/2011
Ci fu un tempo che degli italiani, leggasi –a quell’epoca- romani, mica si rideva troppo in giro: dove andavano, erano guai. Arrivavano, vedevano, vincevano e manco per sogno che se ne andavano: restavano lì, a farla da padroni. E quando c’era da tenere lontano il nemico, da sbarrargli la strada, gli venisse mai in mente di dare fastidio, ti costruivano un bel fossato, ma grande e largo da essere più difficile da superare della Muraglia Cinese. Oggi, quei tempi sono lontani: dove i romani, leggasi –ora- italiani, arrivano, è tutto un ammiccare: siamo quelli di Rubylandia. Ma il Telegraph di Londra ci tira su il morale: il Vallum Adriani, lo sbarramento costruito dall’imperatore Adriano al confine tra l’Inghilterra romana e la Scozia barbara, ci sta per restituire un po’ dell’usato valore. E’ proprio il momento per andarci, anzi per programmare una visita: meglio arrivarci in primavera, chè lassù la stagione è inclemente. Sta per uscire un film di cui il Vallum è perno, nuovi scavi vengono intrapresi e nove delle tavolette di Vindolandia, rari esempi di scrittura a inchiostro romana su legno, ritrovano la loro collocazione nel Museo dedicato alle legioni romani, che riapre dopo essere stato rinnovato. Il film, che è tratto da un racconto per bambini di Rosemary Sutcliff, “L’Aquila della Nona” (sottinteso Legione), è la storia di un giovane centurione, Marcus Aquila, che nel 140 dC vuole riscattare l’onore e recuperare le insegne della Nona Legione, comandata da suo padre e scomparsa in Scozia vent’anni prima.
giovedì 27 gennaio 2011
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