Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/01/2011
Sorpresa: c’è più Padania in America che in Europa. O, almeno, si dà più credito là che qua alle velleità d’indipendenza leghiste. Magari, è solo una prova in più che gli americani sono degli ingenuotti: se gli dici una cosa, ci credono. In una delle sue settimanali classifiche (un po’) demenziali, il Time mette la Padania al nono posto nell’elenco delle dieci ‘aspiranti nazioni’ più significative al Mondo, mentre uno studio internazionale portato a Bruxelles da eurodeputati catalani la trascura. Il Time apre la sua ‘hit parade’ delle indipendenze prossime venture con la Scozia, seguita da Paesi Baschi, Tibet, Ossezia del Sud, Kurdistan, Quebec e Sahara occidentale. Fin qui, tutto bene, per quanto improbabile. Ma poi l’elenco diventa goliardico, con la Repubblica di Cascadia (dove sta ?, sul Pacifico, tra l’Oregon negli Usa e la Columbia in Canada, una sorta di ‘federazione’ tra Seattle e Vancouver di cui, sinceramente, non avevo mai sentito parlare) e la Repubblica del Vermont, dall’impronta ostinatamente libertaria, nel New England. Tra Cascadia e Vermont, c’è la Padania, cui manca una tradizione d’indipendenza. Ed, infatti, lo studio condotto da 21 Atenei di tutto il Mondo e presentato al Parlamento europeo preconizza “una quarta ondata” di indipendenze e cita il Quebec e, nell’Ue, Scozia, Fiandre, Paesi Baschi e Catalogna, ma non la Padania: le mancano due elementi di coesione fiudicati necessari, l’avere già avuto in passato istituzioni indipendenti e l’avere una propria lingua. E sfido un bergamasco a capire un occitano (e viceversa).
sabato 22 gennaio 2011
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