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mercoledì 5 gennaio 2011

Ue: Ungheria, bavaglio e tasse, un esordio da incubo

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 05/01/2011

Un esordio da incubo: peggio di cosi’, l’Ungheria non poteva davvero cominciare. E’ già sotto di un autogol, alla prima azione. E la squadra non è certo quella di Grosics e Kocsis dei Mondiali 1954. I magiari hanno appena avviato il semestre di presidenza del Consiglio dell’Ue, e non hanno ancora gestito un solo dossier, ma sono già finiti nel tritacarne delle critiche. O, meglio, ci si sono infilati da soli, approvando, sotto Natale, una legge –entrata in vigore il 1.o gennaio, proprio in coincidenza con l’inizio della presidenza- che per molti versi evoca il bavaglio minacciato alla stampa italiana.

E le autorità di Bruxelles, che non hanno certo soggezione di Budapest, fra i ‘parenti poveri’ economicamente e politicamente di questa Unione, fanno la voce grossa. Un portavoce della Commissione assicura: il fatto che l’Ungheria eserciti la presidenza di turno del Consiglio non impedirà all’Esecutivo di aprire una procedura d’infrazione se la legge sui media risulterà incompatibile con la direttiva 2007 sui servizi audiovisivi. Ci sono esempi del passato che mostrano come il calendario delle infrazioni non sia ‘sincronizzato’ con quello delle presidenze.

Anzi, la Commissione s’è già mossa, anche se l’analisi giuridica del controverso testo deve ancora cominciare, perchè Budapest l’ha appena trasmesso a Bruxelles tradotto in inglese, ma senza condiscendenze. Il governo non intende cambiare la legge nonostante le numerose sollecitazioni. Anche i giornali ungheresi non filo-governativi sono insorti : in un titolo in prima, tradotto in tutte le 23 lingue dell’Unione, Nepszabadsag denunciava «La libertà di stampa ha cessato d’esistere in Ungheria». Ma il vice-premier Tibor Nevracsics contesta «l’isteria» dell’opposizione: «Se emergeranno problemi nella pratica, non esiteremo a modificare la legge».

In una lettera spedita il 24 dicembre al premier ungherese Viktor Orban, conservatore e alleato con la destra nazionalista, la vice-presidente dell’Esecutivo Neelie Kroes, olandese, responsabile del dossier, esprime le sue « inquietudini » per la nuova legge, che, fra l’altro, compromette l’indipendenza della stampa dal potere politico. La Kroes chiedeva «chiarimenti immediati», che stanno per arrivare. Il nuovo ‘Consiglio dei Media’ ungherese, i cui membri provengono in maggioranza dal partito al potere, il Fidesz, puo’ sanzionare in modo severo gli organi di stampa la cui produzione non sia «politicamente equilibrata» o che non rispettano «la dignità umana». La legge potrebbe pure essere in contrasto con l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che tutela la libertà d’espressione di ogni cittadino europeo e, più in generale, la libertà dei media e il loro pluralismo.

E la legge sulla stampa non è tutto. La Commissione europea ha già manifestato dubbi sulle nuove misure fiscali ungheresi, mentre 13 grandi gruppi industriali dell’Ue, specie tedeschi, hanno messo per iscritto le loro riserve sull’ ‘imposta di crisi’ introdotta da Budapest.

I dossiers controversi, la legge sui media e l’ ‘imposta di crisi’, saranno certamente discussi nella tradizionale riunione di concertazione tra la presidenza entrante e la Commissione, in programma venerdi’ a Budapest: di solito, è una formalità; stavolta, acquista rilievo. Se ne resterà il tempo, l’incontro sarà l’occasione per stilare un piano di lavoro per i prossimi sei mesi : sulla via della ripresa dell’economia e della difesa dell’euro, l’Unione non puo’ essere frenata da una presidenza claudicante e inesperta, dopo essere stata guidata nel 2010 da due Paesi esperti, la Spagna e il Belgio.

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