Scritto per Il Fatto Quotidiano del 05/01/2011
L’informazione economica e finanziaria ha i suoi tabù e le sue icone, che sia italiana o internazionale. Cosi’, la stampa estera, relativamente disinteressata, forse perchè c’era di mezzo il Capodanno, alle vicende della Fiat tra Pomigliano e Mirafiori (la frattura nel sindacato e il dibattito a sinistra tra ‘chi sta con l’azienda’ e ‘chi con i lavoratori in fabbrica’), è tutta alle velette, invece, per l’esordio in borsa del nuovo assetto del gruppo torinese («Una giornata storica » titolava a priori Les Echos), «ormai separato –constata Le Figaro- in due attività: automobili e mezzi pesanti». L’attenzione inglese e soprattutto americana é comprensibilmente puntata sull’alleanza con Chrysler : FT annuncia con enfasi il desiderio della Fiat di aumentare la quota salendo oltre il 51%, ma senza puntare alla fusione (un analista afferma, pero’, che la Fiat non riuscirà ad andare oltre il 35%), mentre l’Independent gioca con le parole: «Una Fiat più snella vuole mangiarsi la fetta più grossa di Chrysler». L’opinione diffusa è che l’operazione finanziaria sia stata un successo, il che accresce l’ammirazione per Sergio Marchionne e l’incomprensione per lo "smarrimento" degli operai –quelli, almeno, che non sono contenti di lavorare con cotanto ‘condottiero’-. Ma il WSJ colloca Marchionne fra i ‘capitani d’azienda’ che nel 2011 dovranno passare gli esami di riparazione, perchè «la forza della partnership Fiat-Chrysler sarà messa alla prova». Altri titoli su NYT, WP, Time, Chicago Tribune e molti siti Usa: «Fiat scinde operazioni auto e industriali, Marchionne vede il controllo di maggioranza della Chrysler possibile».
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