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martedì 11 gennaio 2011

Strage Tucson: lobbies e integralismi le radici della violenza

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 11/01/2011

La più famosa è la Nra, la National Rifle Association, la lobby che vuole ‘libera arma in libero Stato’: la Costituzione me l’ha data, in un emendamento, il secondo, che risale alla Guerra d’Indipendenza, e nessuno me la toglie. Il possesso di un fucile, o una pistola, da parte dei cittadini, era l'unico strumento che i patriotti americani avevano, allora, per difendere territori, case e famiglie. Il tempo è passato, ma l’emendamento resta: la Corte Suprema l’ha a più riprese avallato, l’ultima nel 2008.

L’uomo immagine della Nra fu per molti anni Charlton Heston, alias Ben Hur, che Michael Moore mise alla berlina nel suo ‘Bowling for Columbine’, docufilm sulla strage a scuola più tragica negli Usa. Intendiamoci, la maggioranza degli americani percepi’ l’irruzione di Moore nella casa di Heston come una violenza all’attore ormai anziano: il diritto al possesso delle armi, cosi’ come la pena di morte, resta largamente maggioritario negli Stati Uniti (e neppure il più liberal dei presidenti, non Carter, non Clinton, non Obama, ha mai provato a scalfirlo).

La Nra non è l’unica lobby dell’America più profonda. Nel film del 2005 ‘Thank You for Smoking’, più ironico che cattivo, i ‘mercanti di morte’, cioè i rappresentanti delle lobbies del tabacco, dell’alcool e, appunto, delle armi, si riuniscono e contare, come misura del loro successo, le vittime che fanno.

Eppure, non sono loro, i ‘mercanti di morte’ di Jason Reitman, a fertilizzare l’humus politico, sociale, religioso che produce, spesso, molto spesso, stragi da ordinaria follia o delitti ispirati dal fanatismo religioso o politico. Certo, le armi che puoi portarti addosso e, soprattutto, puoi acquistare, in qualche Stato, appena hai 18 anni, mentre per farti una birra devi aspettare i 21, c’entrano: se gli esaltati assassini se le potessero procurare meno facilmente, forse le stragi sarebbero meno frequenti.

Oggi, e non è la prima volta, l’America che non riesce a uscire dalla crisi e che va dietro ai pifferai qualunquisti del Tea Party, meno Stato, meno tasse, meno regole, come se questo volesse dire più libertà, più giustizia, più benessere, alza i toni del confronto e fa dell’antagonista un nemico. Certo, chi mette una deputata democratica ‘colpevole’ di essere abortista –‘pro scelta’, contrapposto a ‘pro vita’, si dice qui- e d’avere un approccio timidamente critico alla ‘libera arma’ sulla lista degli obiettivi da abbattere non vuole farle sparare e innescare una strage. Ma il messaggio d’odio, raccolto dalla mente instabile di un ragazzo sbandato, diventa un ordine di morte.

L’integralismo religioso anti-abortista, alimentato dai predicatori evangelici, ha già ucciso negli Stati Uniti: medici che praticavano l’aborto assassinati a freddo, gesti senza carità cristiana nè forza salvifica, crimini e basta. Ma anche il terrorismo cieco del qualunquismo esasperato ha già ucciso: il 19 aprile 1995, Timothy McVeigh, un estremista di destra anti-governo federale, fece esplodere un camion-bomba davanti a un edificio federale di Oklahoma City, uccidendo 168 persone. L’azione di McVeigh nasceva nel clima di esasperazione dell’avanzata repubblicana contro il presidente democratico Bill Clinton: il leader del Congresso era Newt Gingrich, uno che potrebbe cercare di nuovo la nomination alla Casa Bianca l’anno prossimo.

La strage di Timothy contribui’ a cambiare il clima. Clinton invocò la convivenza in nome di Dio e della Bibbia e si scagliò contro chi "sparge odio o ritiene accettabile il ricorso alla violenza". Per Politico.com, la strage di Tucson potrebbe avere un effetto simile: Barack Obama ha parlato di “una tragedia per tutta la nazione”, denunciando “atti di violenza insensati e terribili che non hanno posto alcuno in una società libera”. L’America di Sara Palin lo starà a sentire?

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