Hai voglia a dire che la priorità sono gli sgravi
fiscali per la classe media, il bilancio, il debito. Poi scopri che l’ ‘Obama 2
comincia nel segno della politica estera: in parte, questa è una scelta voluta
dal presidente americano, che, appena confermato alla Casa Bianca per il
prossimo quadriennio, intraprende un viaggio asiatico, in occasione del Vertice
dell’Apec, appuntamento annuale dei Paesi che s’affacciano sul Pacifico; ma, in
parte, è una scelta subita, perché della fiammata di tensione nella striscia di
Gaza tra israeliani e palestinesi, che rischia di incendiare tutto il Medio
Oriente, Obama avrebbe sicuramente fatto volentieri a meno.
Il lunedì del presidente è una giornata
faticosissima, su tre fusi orari diversi: quello di Washington, dove i
negoziati finanziari fra l’Amministrazione democratica e l’opposizione
repubblicana vanno avanti; quello di Gaza, dove giungono i suoi appelli di
prammatica alla moderazione e, in serata, anche una telefonata al presidente
egiziano Mohamed Morsi, l’uomo che media, in queste ore, insieme al segretario
generale delle nazioni Unite Ban Ki-moon, e al premier israeliano Benjamin Netanyahu; e, infine, quello di Rangoon e Phnom
Penh.
La visita di Obama in Birmania è lampo, perché la
sera è già in Cambogia per il Vertice dell’Apec: così, in uno stesso giorno,
diventa il primo presidente degli Stati Uniti ad essere stato in entrambi i
Paesi. Il passaggio a Rangoon lascia il segno, in quella che fino a pochi mesi
or sono era la capitale di una delle retroguardie della dittatura nel Mondo:
accolto da decine di migliaia di cittadini in festa che lo salutano come “un
eroe” e “una leggenda”, incontra il capo dello Stato Thein Sein e fa visita a
casa sua alla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi: è il secondo colloquio fra
i due Nobel per la Pace, lei nel 1991, lui nel 2009, dopo quello del settembre
scorso alla Casa Bianca.
“Gli Stati Uniti sono con voi”, dice agli studenti
dell’Università: “Il vostro viaggio” verso la libertà e la democrazia “è appena
incominciato e sarà ancora lungo … Le fragili fiamme del progresso non devono
spegnersi, ma devono divenire una stella che guidi il vostro popolo”. Tutti
applaudono, chi capisce si commuove. Invece, Obama è meno tenero in Cambogia,
nella capitale che vide gli orrori dei Khmer rossi: ai dirigenti contesta il
mancato rispetto dei diritti umani.
Nelle prossime ore, la missione asiatica metterà il
presidente americano a tu per tu con ansie, dubbi e interrogativi sulla Cina
che è appena uscita dal congresso del Partito comunista con nuovi leader: non è
ancora l’ora dell’incontro con Xi Jinping, il nuovo segretario generale del
Partito comunista cinese, perché Hu Jintao resterà presidente fino a marzo; ma
è l’ora di sondare il terreno sul futuro delle relazioni Usa-Cina.
Di certo, questa missione non è il segnale d’una opzione
asiatica del ‘nuovo Obama’, a detrimento dell’Europa: l’Apec era un
appuntamento in agenda da un anno e il presidente ci doveva andare. Fermo
restando che l’attenzione per la Cina resterà, probabilmente, maggiore di
quella per l’Europa nel secondo mandato del presidente nero, come lo è stata
nel primo.
Per i diplomatici americani, il fatto nuovo è la
crisi mediorientale: il primo shock israelo-palestinese dalle implicazioni
militari potenzialmente incandescenti post Primavere arabe; una cartina di
tornasole per l’Egitto post Mubarak; e un banco di prova per l’ Obama 2’, che
non cambia la linea dell’alleanza con Israele.
Ma la conferma dell’alleanza si accompagna
all’invito alla moderazione. C’è chi crede che Benjamin Netanyahu, premier
israeliano, che non s’intende con Obama e preferiva Mitt Romney, abbia inasprito la ritorsione proprio
per mettere alla prova la determinazione dell’America di essere al fianco di
Israele. Come è forse vero che, se Romney avesse vinto le elezioni, questa crisi
non sarebbe scoppiata ora, ma l’inverno prossimo. Quali che siano le molle
dell’azione israeliana, Obama e gli Stati Uniti mostrano, per il momento, un
certo equilibrio e, soprattutto, evitano drammatizzazioni. Come fa, in Egitto,
il presidente Morsi.
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