Il Vertice deve
ancora iniziare e la soluzione di un rinvio appare già scontata. Almeno nelle
parole della cancelliera tedesca Angela Merkel, che, arrivando a Bruxelles,
dice ad alta voce quel che si sussurra da giorni a Berlino: che un rinvio non
sarebbe per nulla drammatico. E si parla di un nuovo Consiglio europeo
straordinario il prossimo gennaio, perché il calendario di dicembre è occupato
da un Vertice consacrato all’Unione bancaria.
Tranne la
Merkel, tutti i leader che contano in questa trattativa si sono presentati al
Justus Lipsius con dichiarazioni bellicose. In primo luogo, il premier
britannico David Cameron, che, smentendo le indiscrezioni del Financial Times
su una sua linea cedevole, fa sapere che Londra non intende rinunciare al
proprio sconto sul contributo al bilancio comunitario, senza, però, evocare
l’ipotesi d’un ricorso al veto.
Il premier
italiano Mario Monti dice che non accetterà che l’Italia sia penalizzata –e ci
mancherebbe altro!- e indica le stelle polari d’una possibile intesa: “Equità,
solidarietà, uso efficiente delle risorse”. Monti è scortato dai ministri
Barca, Catania e Moavero, a conferma che le priorità sono coesione e
agricoltura: neppure lui evoca il veto, ma non esclude il rinvio.
Il presidente
francese François Mitterrand prefigura Francia e Germania “motori del
compromesso”. Il commissario europeo Olli Rehn, il più ottimista, si dice sicuro
che tutti i leader “sapranno superare le loro rispettive linee rosse” per
andare verso il compromesso.
Il difficile
negoziato sulle prospettive finanziarie Ue 2014-2020 è incominciato con i ‘confessionali’
del presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, che vede in bilaterale,
l’uno dopo l’altro, tutti i leader dei 27, per misurarne priorità irrinunciabili
e possibili concessioni.
Le posizioni di
partenza sono lontane, ma le distanze non paiono a priori incolmabili. Da una
parte, ci sono la Commissione e il Parlamento europei, favorevoli a che
l’Unione programmi di spendere, in quei sette anni, circa 1100 miliardi di
euro. All’estremo opposto, c’è la Gran Bretagna, che non vuole andare oltre i
960 miliardi di euro, praticamente congelando il bilancio sui valori 2011.
Van Rompuy ha
già presentato un’ipotesi di compromesso, quasi equidistante tra i due estremi,
ma la affinerà nelle prossime ore, dopo avere tirato le somme dei ‘confessionali’
e prima di convocare la plenaria. I lavori proseguiranno nella notte e domani.
Il contesto della
trattativa è reso meno sereno dal fatto che, nell’ultima settimana, i Paesi
dell’Ue non hanno saputo chiudere nessuno dei contenziosi aperti: il bilancio
suppletivo 2012, il bilancio previsionale 2013 e la questione degli aiuti alla
Grecia per evitarne la bancarotta. Su questi fronti, sono già programmate, nei
prossimi giorni, riunioni d’appello. E la Germania ne suggerisce ora una, quasi
a priori, pure sulle prospettive finanziarie, per il cui varo l’urgenza è
relativa.
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