Fateci
caso: ogni volta che s’avvicina una riunione Ue cruciale sulla Grecia, Der
Spiegel salta fuori con anticipazioni che complicano il negoziato: ieri, mentre
Atene era attraversata da manifestazioni ormai rituali e Bruxelles si preparava
all’Eurogruppo di domani, il settimanale tedesco scriveva che la troika delle
istituzioni finanziarie internazionali (Ue, Bce ed Fmi) sbloccherà gli aiuti
alla Grecia solo se il governo Samaras presenterà la lista con i nomi dei 2.000
dipendenti pubblici da licenziare entro la fine dell'anno.
E’
una richiesta come minimo irrituale. Se davvero formulata, testimonia la
sfiducia della troika nelle promesse e negli impegni del governo greco, che ha
spesso disatteso patti e intese. Lo Spiegel sostiene che la troika non è
soddisfatta dei numeri finora fornitile e vuole che il governo greco garantisca
un piano molto dettagliato di tagli occupazionali nel settore pubblico.
L’ultima volta che la troika s’era fidata, l’occupazione, a conti fatti, era
cresciuta, invece di diminuire.
Quel che è chiaro è che la riunione
dell'Eurogruppo, domani, sarà solo un’altra tappa del negoziato senza fine tra
la troika ed Atene: i ministri delle finanze dei 17 Paesi euro non sbloccheranno
aiuti alla Grecia, perché l'accordo sulla sostenibilità del debito ancora non
c'è. C’è, invece, un consenso ormai largo sulla concessione ad Atene di due
anni in più, fino al 2016, per ricondurre il debito nei limiti previsti.
Il via libera in settimana del
Parlamento greco alle nuove misure di rigore del governo Samaras non è dunque
bastato. Anzi, quel che pareva chiaro al Vertice europeo di metà ottobre torna
a essere nebuloso, nonostante la Grecia s’affanni a produrre dati economici
positivi, o almeno incoraggianti: il deficit di bilancio s’è ridotto del 42%
nei primi 10 mesi 2012 rispetto all’analogo periodo 2011, 12,3 miliardi di euro
contro 21,1; le entrate sono cresciute dell'1,4%, la spesa è diminuita
dell'8,5%.
A
Bruxelles come ad Atene, e pure a Berlino, si tende a dare per scontato che la
partita si chiuderà con la permanenza della Grecia nell’euro, con la
concessione degli aiuti promessi e con la dilazione dei tempi di rientro, cui
guarda con favore la Bce. L’esponente tedesco del direttivo della Banca
centrale europea Joerg Asmussen sottolinea, in dichiarazioni alla stampa belga,
che è "preferibile" che la Grecia resti nella zona euro: anche se ci
sarà bisogno di un "aiuto supplementare per uno o due anni”, “il costo sarà
significativamente meno elevato" di un default. La posizione del
presidente della Bundesbank Jens Weidmann è analoga, ma con dei distinguo: no
ad altri aiuti e no all’abbuono di quote di debito.
In
piazza ad Atene ieri c’erano i dipendenti delle Amministrazioni locali, fra i
più falcidiati. La crisi ha triplicato i casi di depressione e visto aumentare
del 17% i suicidi.
Nessun commento:
Posta un commento