Ancora una volta, l’Unione europea
arruffa il gomitolo dei negoziati economici e finanziari: decisioni che
parevano già prese al Consiglio europeo di metà ottobre, come lo sblocco di una
fetta di aiuti alla Grecia per oltre 31 miliardi di euro e la dilazione di due
anni -dal 2014 al 2016- del termine entro cui Atene deve risanare i conti, sono
ancora in alto mare, tre settimane abbondanti dopo. Così, le decisioni sul
bilancio Ue 2012/’13 e sulle prospettive finanziarie 2014-2020, all’ordine del
giorno del Vertice straordinario del 22 e 23 novembre, finiscono con
intersecarsi alle prime. E c’è pure la complicazione d’un litigio
apparentemente gretto sugli aiuti alle regioni italiane colpite dal terremoto
del marzo scorso.
Oggi, s’è riunito a Bruxelles
l’Eurogruppo, con i ministri delle finanze dei Paesi dell’Eurozona. E, domani,
toccherà all’Ecofin, con i ministri delle finanze di tutti i 27, Ma già si
profilano nuovi appuntamenti, un altro Eurogruppo straordinario forse mercoledì:
per la Germania, l’intesa sulla Grecia passa attraverso una consultazione del
Bundestag, dice ai colleghi, prima dell’avvio dei lavori, il ministro delle
finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, mentre la Francia auspica almeno un accordo
politico “subito”.
Di che vanificare, e frustrare, lo
sforzo del Parlamento di Atene, che, nella notte tra domenica e lunedì ha
varato, come chiedeva la troika delle istituzioni finanziarie internazionali,
Ue, Bce e Fmi, il bilancio greco 2013, con una ‘manovra’ da 13,5
miliardi di euro di tagli. L’obiettivo principale è ridurre il debito,
attualmente al 180% del pil, agendo sulla leva dell’avanzo primario (la
differenza tra spesa pubblica ed entrate dell’erario al netto degli interessi).
Gli impegni greci sono, però, accolti
con molta diffidenza dai partner europei. Di qui, esitazioni, burocraticamente
motivate –l’incompletezza della documentazione, o la mancanza del rapporto
della troika-, ma politicamente fondate sulla volontà di alcuni Paesi –oltre la
Germania, anche Olanda e Finlandia- di coinvolgere i parlamenti nazionali su
qualsiasi ulteriore concessione –sia pure solo temporale e non finanziaria- al
governo Samaras. La Grecia non può più attendere a lungo: a metà mese, cioè
entro la fine della settimana, le casse saranno vuote.
I cordoni della borsa
E domani deve pure riprendere il
negoziato sul bilancio Ue 2013 e sui correttivi da apportare al bilancio Ue
2012, dopo che una trattative fiume venerdì scorso s’è conclusa con una fumata
nera. Per il prossimo anno la Commissione europea chiede un
bilancio da 137,92 miliardi di euro, con un incremento del 6,85% rispetto al
2012, il Parlamento europeo vuole invece un bilancio da 137,9
miliardi, per un incremento di poco inferiore a quello richiesto dalla
Commissione (6,82%). Insomma, le istituzioni comunitarie battono
cassa, ma i Paesi membri non sono d’accordo. Il Consiglio, infatti, s’orienta
verso un budget da 132,7 miliardi, con un incremento di circa il
2,8%, rispetto all’esercizio finanziario dell'anno precedente. Praticamente, il
recupero dell’inflazione e poco altro.
Il tiramolla sulle cifre è un rito
annuale e le differenze sono modeste. Ma, sul problema 2013, s’innesta quello
2012: qui, alcuni Paesi propongono più soldi per politiche di crescita e
occupazione (+6,71%), con una manovra correttiva da 9 miliardi. E proprio
qui si gioca la partita dei 670 milioni di aiuti per l’Emilia Romagna: Gran
Bretagna, Germania, Olanda, Svezia e Finlandia vogliono infatti un voto unico
su entrambi i pacchetti, la manovra e gli aiuti. Una soluzione potrebbe essere
di mettere gli aiuti sul bilancio 2013.
La trattativa 2012/’13 riproduce la
spaccatura già profilatasi sulle prospettive finanziarie 2014-2020. Le due
questioni, infatti, sono intimamente connesse: “Un fallimento rischia di
avvelenare le trattative sul bilancio pluriennale”, verso il
Vertice straordinario del 22 e 23 novembre, nota il viceministro cipriota per
gli Affari europei, Andreas Mavroyannis, presidente di turno del Consiglio.
Da un lato ci sono i ‘campioni del rigore’,
come Gran Bretagna, Germania, Olanda, che puntano su una compressione del
bilancio europeo. Dall’altra ci sono gli ultimi venuti, più inclini a
un’espansione del potenziale d’investimento Ue. Jeroen Dijsselbloem,
ministro delle finanze olandese, spiega: “Non aspettatevi alcuna flessibilità
da parte mia: noi abbiamo preso delle misure drastiche e non possiamo accettare
che il bilancio europeo aumenti. La Commissione deve decidere le sue priorità e
tagliare laddove è necessario”.
Non è servita nemmeno la proposta di
incaricare la presidenza di turno cipriota di redigere un documento
di sintesi. Così, alla fine, sì è preferito concedere una pausa di riflessione
di qualche giorno e aggiornare la riunione a domani. "Così, pensiamo di
dare a tutte le parti coinvolte più tempo per lavorare a un compromesso",
ha spiegato il commissario Janusz Lewandowski. Ma, in genere, le pause nella
trattativa servono solo a tornare alla casella di partenza, rimangiandosi le
concessioni già fatte.
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