Sostenere che ha vinto l’Europa, o la Spagna, sarebbe dura.
Ma il disegno di una Catalogna indipendente e fuori dall’Ue appare molto più
sfumato, dopo le elezioni di domenica: le formazioni ‘indipendentiste’ hanno
vinto, ma la maggioranza scaturita dal voto è eterogenea e ingovernabile. C’è
il rischio che Artur Mas, il leader di Convergencia i Unio, debba rinunciare al
referendum sull’ ‘Estado Prioprio’, lo Stato indipendente. Il suo partito resta
quello di maggioranza relativa con 50 seggi, ma ne perde 12 e fallisce
l’obiettivo della maggioranza assoluta (68 seggi sui 135 della Camera
catalana).
Dietro CiU, gli indipendentisti di sinistra della Esquerra Republicana
de Catalunya (Erc), che raddoppia i seggi da 10 a 21 e diventa la seconda forza
politica del Parliament catalano. Il Psc, Partito socialista catalano, continua
il suo tracollo e scende da 28 a 20 seggi, mentre il Partito popular del
premier spagnolo Mariano Rajoy è praticamente stabile a 19 (da 18). Sotto i 10
seggi formazioni nuove e minori, fra cui la sinistra localista o gli
eco-socialisti.
Lo scrutinio catalano –osserva sull’ANSA Emanuele Riccardi-
era divenuto un test d’importanza continentale, seguito “con grandissimo
interesse in tutta Europa, e non solo nelle aree secessioniste, come la Scozia
o le Fiandre o la Padania”. Dopo la caduta del Muro e la riunificazione della
Germania, l’Europa è traversata da spinte alla frammentazione: l’Urss e la
Jugoslavia si sono frantumate, rispettivamente, in 15 e 7 Stati indipendenti,
la Cecoslovacchia s’è divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia; e pulsioni
autonomiste e indipendentiste restano forti anche all’interno di alcuni dei
nuovi Stati.
Il voto catalano, nel cuore della crisi economica
dell’eurozona e in particolare della Spagna, poteva dare una spinta alla
disgregazione anche degli Stati unitari più antichi e più forti –solo la
Francia appare relativamente indenne dal germe, perché l’indipendentismo corso,
o bretone, sono più folclorismi che fenomeni politici reali-. E, invece, a Mas
non è andata come lui e i suoi sostenitori speravano.
La stampa spagnola giudica, anzi, il risultato elettorale
“un duro castigo” per Mas e CiU. La via verso l’indipendenza –scrive- “affonda
nelle urne": la sfida più rischiosa del leader catalano s’è rivelata un
boomerang, non solo perché il presidente della Generalitat non ha ottenuto la maggioranza
assoluta sperata per guidare il processo indipendentista, ma anche perché è ora
costretto a cercare appoggi scomodi nel Parliament per governare. “Duro
castigo” non è un titolo madrileno: campeggia sulla Vanguardia, il quotidiano
di Barcellona per antonomasia, che nell'editoriale sottolinea come il
presidente della Generalitat debba "riflettere sulla crisi economica"
più che sull’indipendenza.
Mas aveva bruscamente interrotto la legislatura e convocato
elezioni anticipato. La sua è stata “una sfida fallita” –il giudizio è di El
Pais-: "Se non avesse puntato tutto sull'agenda indipendentista, Mas
potrebbe aver cercato alleati da un lato all'altro dello spettro
ideologico". Ma tutti i quotidiani
insistono sulle differenze ideologiche e in materia economica e sociale fra i
nazionalisti conservatori di CiU e i radicali indipendentisti di sinistra di
Erc, che contano molti ex comunisti nelle loro fila.
"Batosta" urla a tutta pagina l'altro quotidiano
di Barcellona, El Periodico. E ben più duri sono i titoli dei quotidiani di
area conservatrice. A cominciare da El Mundo, che con un'ironia al vetriolo
scrive in prima pagina: 'Mas entra nella Storia', come protagonista "della
maggiore buffonata elettorale in trent’anni di politica delle autonomie". Per
ABC, le elezioni di ieri hanno segnato la fine della “chimera della sovranità''
e “la vittoria della Spagna”.
Ed Erc già detta le condizioni per avviare colloqui sul futuro del paese,
cioè della Catalogna, verso il
referendum: primo, che CiU rompa gli accordi con il Partido popular del premier
Rajoy nella Provincia di Barcellona e nei municipi dove governano assieme; secondo,
che Mas non faccia ulteriori tagli alla spesa sociale nella Finanziaria che il
governo regionale deve varare per il 2013. L'impressione è che gli indipendentisti
di sinistra non prevedano affatto di entrare nel governo Mas e stiano invece
preparandosi a guidare l'opposizione nel Parliament.
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