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lunedì 26 novembre 2012

Spagna: Catalogna, l'indipendenza s'allontana

Scritto per l'Indro il 26/11/2012

Sostenere che ha vinto l’Europa, o la Spagna, sarebbe dura. Ma il disegno di una Catalogna indipendente e fuori dall’Ue appare molto più sfumato, dopo le elezioni di domenica: le formazioni ‘indipendentiste’ hanno vinto, ma la maggioranza scaturita dal voto è eterogenea e ingovernabile. C’è il rischio che Artur Mas, il leader di Convergencia i Unio, debba rinunciare al referendum sull’ ‘Estado Prioprio’, lo Stato indipendente. Il suo partito resta quello di maggioranza relativa con 50 seggi, ma ne perde 12 e fallisce l’obiettivo della maggioranza assoluta (68 seggi sui 135 della Camera catalana).

Dietro CiU, gli indipendentisti di sinistra della Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), che raddoppia i seggi da 10 a 21 e diventa la seconda forza politica del Parliament catalano. Il Psc, Partito socialista catalano, continua il suo tracollo e scende da 28 a 20 seggi, mentre il Partito popular del premier spagnolo Mariano Rajoy è praticamente stabile a 19 (da 18). Sotto i 10 seggi formazioni nuove e minori, fra cui la sinistra localista o gli eco-socialisti.

Lo scrutinio catalano –osserva sull’ANSA Emanuele Riccardi- era divenuto un test d’importanza continentale, seguito “con grandissimo interesse in tutta Europa, e non solo nelle aree secessioniste, come la Scozia o le Fiandre o la Padania”. Dopo la caduta del Muro e la riunificazione della Germania, l’Europa è traversata da spinte alla frammentazione: l’Urss e la Jugoslavia si sono frantumate, rispettivamente, in 15 e 7 Stati indipendenti, la Cecoslovacchia s’è divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia; e pulsioni autonomiste e indipendentiste restano forti anche all’interno di alcuni dei nuovi Stati.

Il voto catalano, nel cuore della crisi economica dell’eurozona e in particolare della Spagna, poteva dare una spinta alla disgregazione anche degli Stati unitari più antichi e più forti –solo la Francia appare relativamente indenne dal germe, perché l’indipendentismo corso, o bretone, sono più folclorismi che fenomeni politici reali-. E, invece, a Mas non è andata come lui e i suoi sostenitori speravano.

La stampa spagnola giudica, anzi, il risultato elettorale “un duro castigo” per Mas e CiU. La via verso l’indipendenza –scrive- “affonda nelle urne": la sfida più rischiosa del leader catalano s’è rivelata un boomerang, non solo perché il presidente della Generalitat non ha ottenuto la maggioranza assoluta sperata per guidare il processo indipendentista, ma anche perché è ora costretto a cercare appoggi scomodi nel Parliament per governare. “Duro castigo” non è un titolo madrileno: campeggia sulla Vanguardia, il quotidiano di Barcellona per antonomasia, che nell'editoriale sottolinea come il presidente della Generalitat debba "riflettere sulla crisi economica" più che sull’indipendenza.

Mas aveva bruscamente interrotto la legislatura e convocato elezioni anticipato. La sua è stata “una sfida fallita” –il giudizio è di El Pais-: "Se non avesse puntato tutto sull'agenda indipendentista, Mas potrebbe aver cercato alleati da un lato all'altro dello spettro ideologico".  Ma tutti i quotidiani insistono sulle differenze ideologiche e in materia economica e sociale fra i nazionalisti conservatori di CiU e i radicali indipendentisti di sinistra di Erc, che contano molti ex comunisti nelle loro fila.

"Batosta" urla a tutta pagina l'altro quotidiano di Barcellona, El Periodico. E ben più duri sono i titoli dei quotidiani di area conservatrice. A cominciare da El Mundo, che con un'ironia al vetriolo scrive in prima pagina: 'Mas entra nella Storia', come protagonista "della maggiore buffonata elettorale in trent’anni di politica delle autonomie". Per ABC, le elezioni di ieri hanno segnato la fine della “chimera della sovranità'' e “la vittoria della Spagna”.

Ed Erc già detta le condizioni  per avviare colloqui sul futuro del paese, cioè della Catalogna, verso  il referendum: primo, che CiU rompa gli accordi con il Partido popular del premier Rajoy nella Provincia di Barcellona e nei municipi dove governano assieme; secondo, che Mas non faccia ulteriori tagli alla spesa sociale nella Finanziaria che il governo regionale deve varare per il 2013. L'impressione è che gli indipendentisti di sinistra non prevedano affatto di entrare nel governo Mas e stiano invece preparandosi a guidare l'opposizione nel Parliament.

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