L’Unione europea si congratula e, in fondo, tira un sospiro di sollievo. E il Mondo fa lo stesso. Meglio avere ancora a che fare con il ‘vecchio’ Barack, 51 anni, che con il ‘nuovo’ Romney, 65. Del resto, pure l’America la pensa così: dà un secondo mandato al primo nero alla Casa Bianca, con un verdetto più netto del previsto, in termini di Grandi Elettori (303 a 206, quando restano da collocare i 29 ormai ininfluenti della Florida), e anche con la maggioranza, sia pure risicata, del voto popolare.
I presidenti europei del Consiglio e della Commissione, Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso, esprimono in una nota congiunta le loro "vive congratulazioni" e si impegnano a "portare avanti la stretta collaborazione già stabilita con il presidente Obama in questi anni per rafforzare ulteriormente i nostri legami bilaterali e affrontare insieme le sfide globali, in particolare nei settori della sicurezza e dell'economia".
Il presidente italiano Giorgio Napolitano parla di un mandato ad Obama “per superare la crisi” ed esprime “ammirazione” per il senso di responsabilità dei candidati (magari, c’è pure un pizzico d’invidia, pensando ai comportamenti italiani). Il premier Mario Monti è felice di potere ancora lavorare insieme ad Obama, con cui ha allacciato un rapporto fruttuoso. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi commenta che la permanenza di Obama alla Casa Bianca "rappresenta un'ulteriore grande opportunità per l'Unione europea e per l'Italia". E messaggi analoghi arrivano da Parigi come da Berlino, da Madrid e persino da Londra, dove pure David Cameron parla in economia più la lingua di Romney che quella di Obama.
C’è sempre una patina di ipocrisia diplomatica in queste reazioni. E c’è da scommettere che tutte le cancellerie avevano bell’e pronta un’analoga versione di messaggi di congratulazione a risultato elettorale capovolto. Ma non è difficile credere che i messaggi per Obama siano più sinceri e più spontanei di quanto non sarebbero stati quelli per Romney. Il presidente nero è il primo, e finora unico, leader di un Grande Paese occidentale a sopravvivere, in un voto, alla crisi: Gran Bretagna, Spagna e Francia decisero per l’alternanza; l’Italia non ha nepopure avuto bisogno di votare; quanto alla Germania, la prova del nove sarà nelle politiche 2013.
“Quattro anni ancora”, “Quattro anni ancora insieme”: con una raffica di tweet, e la foto stile ‘bacio a Times Square’ d’un abbraccio tra lui e la moglie Michelle, Barack Obama ha annunciato, all’alba di oggi, la notte in America, la sua rielezione a presidente degli Stati Uniti. Negli Stati in bilico alla vigilia, Obama ha fatto quasi man bassa, lasciando al suo rivale solo la North Carolina, con l’incognita della Florida, e la consolazione di una larga affermazione nella ’fascia della Bibbia’ nel Sud, nelle Grandi Pianure e lungo le Montagne Rocciose. E, rispetto alla vittoria quasi a valanga su John McCain nel 2008, s’è perso in un quadriennio solo la North Carolina e l’Indiana.
Nel discorso per la vittoria, Obama, dopo i
ringraziamenti di rito a Michelle e alla famiglia, e ancora al suo
vice Joe Biden e a tutti i suoi
sostenitori, prospetta un’America
“generosa, misericordiosa, tollerante e aperta”, un’America immagine di quel sogno
di cui lui presidente è testimonianza e un’America esempio al mondo intero.
Per Obama, si prospetta, però, adesso – lo dice lui
stesso - il “momento
dell’azione”: il
candidato visionario e messianico della campagna 2008, si è poi rivelato un Presidente pragmatico, alle prese con le
difficoltà della crisi e con un Congresso a metà in mano all’opposizione.
Adesso, il candidato a tratti spento e a tratti abulico della campagna 2012
vuole mantenere le promesse 2008. Anche se la situazione
politica resta difficile, perché i repubblicani hanno di nuovo conquistato la
Camera, mentre i democratici mantengono la maggioranza al Senato, ma non sono
al riparo dall’ostruzionismo dell’opposizione.
Nell’accettare la sconfitta, Romney s’è messo a disposizione del presidente per “lavorare
insieme”. Un’offerta
che Obama ha subito raccolto prospettando un incontro per raccogliere
dall’ormai ex rivale suggerimenti e proposte per la gestione
dell’economia, la creazione di posti di lavoro e il superamento della crisi.
La conferma del presidente si era
delineata, nell’Election Say del 6 novembre, con un’affluenza
alle urne molto alta per i canoni americani, soprattutto negli Stati in bilico. Obama ha saputo superare, in una
campagna elettorale protrattasi per quasi un anno e mezzo, il momento
di crisi, all’inizio d’ottobre, dopo il primo duello in diretta tv con Romney,
dal quale era uscito nettamente sconfitto. E la risposta data dall’Amministrazione democratica alle
minacce e alle devastazioni dell’uragano Sandy, a fine ottobre, ha ricordato a molti
americani le doti di comandante in capo dell’inquilino della Casa Bianca,
l’uomo che ha eliminato Osama bin Laden, il ‘nemico pubblico numero 1’, se non
ha ancora sconfitto la crisi.
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