Lo aveva già detto nell’ultimo dibattito televisivo con il
presidente Barack Obama, quello riservato alla politica estera. E l’ha ripetuto
oggi, a cinque giorni dall’Election Day del 6 novembre, rincarando pure la
dose: per Mitt Romney, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, le politiche
di Obama precipiteranno l’America in una crisi come quella che in Europa c’è in
Grecia –aveva detto il 22 ottobre- e anche in Italia e Spagna –ha aggiunto
oggi, parlando in Virginia.
"Se siete un imprenditore e state pensando di avviare
un'attività - ha detto Romney – dovete chiedervi: l'America è sulla strada
della Grecia?, siamo sulla via di una crisi economica come quelle cui stiamo
assistendo in Europa, in Italia e in Spagna? Se continuiamo a spendere 1.000 miliardi di dollari in più di quanto entra, l'America di
fatto si troverà su questa strada".
Nella campagna elettorale di Usa 2012, l’Europa è stata
quasi totalmente assente: nel duello in tv da Boca Raton, in Florida, Obama e
Romney non hanno mai pronunciato la parola Europa –Romney, allora, citò solo la
Grecia-. E il tema dei rapporti con l’Europa non è mai venuto a galla. Assenza
di problemi fra partner e alleati di qua e di là dell’Atlantico?, o carenza
d’attenzione e di considerazione?, è stato recentemente chiesto al premier
Mario Monti, durante un incontro con lo IAI, l’Istituto Affari Internazionali. “Non penso che ci sia scarsa attenzione verso l’Unione
europea, ma c’è un’attenzione selettiva, se ne parla soprattutto in relazione
ad alcuni problemi”, ha risposto Monti. Che ha aggiunto: “Ma non vorrei che si
avesse l’impressione che alla base della crisi ci sia soltanto l’Europa”.
Perché, in effetti, almeno fino
all’estate, l’atteggiamento della Casa Bianca nei confronti dell’Unione, le
pressioni perché alla politica del rigore si affiancasse una strategia della ripresa,
nascevano dal timore, neppure celato, di un contagio del ‘mal di crescita’
europeo. Dimenticando che l’Europa nel 2008 importò la crisi proprio dall’America.
A riprova dell’attenzione, sia pure selettiva, della politica americana per l’Unione europea, Monti poteva citare i suoi contatti, frequenti, con il presidente Obama, ma anche un colloquio telefonico con Romney, rimasto fino a quel momento segreto: una conversazione diplomaticamente insolita, avvenuta intorno al 10 agosto, quando il miliardario mormone era già certo della nomination, ma non l’aveva ancora formalmente avuta: “Da parte di Romney –nota Monti- c’era attenzione grande ai temi europei, naturalmente anche perché parlava con un europeo”.
Nella campagna elettorale, invece, forse perché si rivolgevano agli americani, di Europa né Obama né Romney hanno quasi mai parlato. E, quando ha parlato di Cina, il candidato repubblicano s’è messo contro Pechino, dichiarando che i cinesi “manipolano” i tassi di cambio, e pure l’industria dell’auto americana, accusandola di trasferire in Cina produzioni e posti di lavoro statunitensi –GM e Chrysler hanno reagito negando sdegnate-.
L’America di Obama finirà davvero come la Grecia, o l’Italia? Mi sa che avremo modo d’accorgercene: l’uragano Sandy –il comandante in capo Obama è piaciuto a 8 americani su 10- tiene a galla il presidente e affonda il rivale.
A riprova dell’attenzione, sia pure selettiva, della politica americana per l’Unione europea, Monti poteva citare i suoi contatti, frequenti, con il presidente Obama, ma anche un colloquio telefonico con Romney, rimasto fino a quel momento segreto: una conversazione diplomaticamente insolita, avvenuta intorno al 10 agosto, quando il miliardario mormone era già certo della nomination, ma non l’aveva ancora formalmente avuta: “Da parte di Romney –nota Monti- c’era attenzione grande ai temi europei, naturalmente anche perché parlava con un europeo”.
Nella campagna elettorale, invece, forse perché si rivolgevano agli americani, di Europa né Obama né Romney hanno quasi mai parlato. E, quando ha parlato di Cina, il candidato repubblicano s’è messo contro Pechino, dichiarando che i cinesi “manipolano” i tassi di cambio, e pure l’industria dell’auto americana, accusandola di trasferire in Cina produzioni e posti di lavoro statunitensi –GM e Chrysler hanno reagito negando sdegnate-.
L’America di Obama finirà davvero come la Grecia, o l’Italia? Mi sa che avremo modo d’accorgercene: l’uragano Sandy –il comandante in capo Obama è piaciuto a 8 americani su 10- tiene a galla il presidente e affonda il rivale.
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