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mercoledì 13 marzo 2013

Conclave: paese e media che vai, papa che trovi; e sgambetto che fai

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 13/03/2013

Paese e media che vai, papa che trovi. C’è il giornale che ‘tira la volata’ al ‘campione’ nazionale; e c’è quello che ‘fa lo sgambetto’ all’avversario ben piazzato. C’è chi tenta l’identikit del successore di Benedetto XVI e chi ne definisce a priori le caratteristiche, sempre con richiami alla spiritualità. E, alla fine, trionfano i luoghi comuni, tipo ‘nemo propheta in patria’: un professore dell'Università cattolica brasiliana, Francisco Borba, dice che i quattro cardinali brasiliani in conclave non “faranno lobby” per Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo, uno dei favoriti della vigilia. Una tesi avallata dai giornali di San Paolo e di Rio: Scherer non avrebbe il sostegno unanime dei porporati brasiliani.

Dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, arriva invece un siluro destinato al ‘front runner’ italiano, Angelo Scola, cardinale di Milano. ''Discuterò di Comunione e Liberazione in Conclave”, fa sapere al Wall Street Journal un cardinale europeo che chiede l’anonimato. Il quotidiano finanziario punta l’attenzione sul movimento fondato da don Luigi Giussani e sui legami con Scola, giudicato “troppo vicino alla politica” –e, magari, all’ex presidente della Lombardia Roberto Formigoni-. Il Guardian, con qualche forzatura, collega le prospettive di elezione dell’arcivescovo di Milano con operazioni dell’antimafia per appalti e forniture ad aziende ospedaliere lombarde.

Proprio il Guardian, quello che ai suoi lettori sulle elezioni italiane aveva offerto una sorta di gioco dell’oca, propone stavolta una specie di kit ‘fai da te’: “Scegli il tuo papa”. Alcuni fra i media più prestigiosi decretano una vigilia da ‘too close to call’: la Bbc non vede nessuno “chiaramente in testa”; Le Monde descrive un conclave dove manca “una personalità dominante”. Libération, invece, rilancia l’ipotesi del ‘papa nero’, così come fanno siti Usa ‘tweettati’ in Italia; ed El Mundo gioca la carta del papa sudamericano. Per la Cnn, il cardinale di New York Timothy Dolan “incanta i fedeli” che ne ascoltano l’omelia.

La diplomazia internazionale è più prudente dei media; e, apparentemente, meno coinvolta. Un papa –è la tesi- non sposta, solo in base alla sua provenienza, gli equilibri geo-politici e l’asse del potere economico o militare. Vero. Ma poi si pensa a Wojtyla e alla caduta del Muro; e, allora, magari, viene in mente che un papa cinese potrebbe aprire una breccia nel regime comunista ed incidere sulla rotta della Super-Potenza del XXI Secolo. Pechino, infatti, il papa cinese non lo vuole proprio.

Se l’Italia al papa ci tiene per consuetudine, gli altri Paesi europei non paiono sentirne il richiamo, in questo momento. I Grandi sembrano fuori gioco: Germania e Polonia hanno già avuto; Francia e Spagna non hanno candidati. Fra i piccoli, Belgio, Ungheria, Austria offrono loro porporati, senza crederci troppo. E, comunque, un papa europeo sposta ormai poco in Europa.

Diverso sarebbe, invece, il discorso se il papa venisse da altre regioni del Mondo: un pontefice che arrivasse dall’Africa o dall’America latina non solo accenderebbe i riflettori su quei cattolicesimi, ma renderebbe il suo continente un po’ meno periferia del Mondo. E un papa che venisse dal Nord America sembrerebbe confermare l’egemonia culturale di quell’area sul resto del Mondo, almeno Occidentale. Anche se, il cardinale francescano di Boston Sean O’Malley, origine irlandese, riassume in sé diverse forti tradizioni cattoliche e apparirebbe l’erede di una vocazione alla povertà spesso poco riconoscibile nella Chiesa moderna. Quanto all’Asia, quella che conta, la Cina, l’India, il Giappone, resta una periferia cattolica. Le Filippine  hanno Luis Antonio Tagle, 55 anni, un campione troppo giovane –ha ancora un giro davanti-, anche se il Daily Mail già lo insedia Papa Facebook 1.

Nell’attesa della fumata bianca, l’attenzione dei media non è sempre deferente. L’Indipendent parla d’una sauna gay nei palazzi vaticani. Il Guardian vede il lascito di Ratzinger nella sua moda papale. Tutti puntano sulla lotta di potere per la riforma dello Ior, la banca curiale, e sulle ferite lasciate dagli episodi di pedofilia, che inseguono fin dentro la Cappella Sistina l'arcivescovo di Sydney George Pell.
Divisioni e contrasti minano, per molti media esteri, le candidature italiane: torniamo al WSJ, che cita un secondo cardinale, sempre anonimo, secondo cui il consenso su Scola è forte fuori d’Italia, mentre i legami con Cl ne hanno eroso l’appoggio tra gli italiani e nella Curia.

Il Guardian ricorda che il cardinale, considerato il più illustre portavoce ecclesiastico del gruppo, ha poi allentato i legami con Cl e un anno fa ha pubblicamente preso le distanze dai ciellini. Al WSJ, alcuni cardinali tessono l’elogio del movimento, altri esprimono scetticismo per i legami tra gruppo e politica. “Due decenni fa Cl ha aiutato a mettere Silvio Berlusconi sulla mappa del potere”, scrive la bibbia della finanza.

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