Un
risveglio all'italiana per gli 850 mila ciprioti e pure per i correntisti stranieri
attirati nelle banche dell’isola dalle condizioni favorevoli: i loro depositi
saranno colpiti da una tassa straordinaria, che l’Eurogruppo ha deciso in una
sessione notturna tra venerdì e sabato, convocata a seguire il Vertice dei 27.
L’Eurozona ha così voluto penalizzare il settore creditizio cipriota definito
dal presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, “ipertrofico”.
L’11 luglio ‘92, il governo italiano – premier Giuliano Amato,
ministro delle finanze Piero Barucci – varò un decreto legge da 30 mila
miliardi (di lire), con un prelievo forzoso retroattivo al 9 luglio del 6% sui
conti correnti bancari: dettata da un “interesse di straordinario rilievo per una
situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica”, l’azione non evitò,
in autunno, una manovra ‘lacrime e sangue’ da 93mila miliardi, la madre di
tutte le italiche manovre. Le eccezioni d’incostituzionalità piovvero, ma furono
respinte.
Colti di sorpresa, i ciprioti hanno fatto la fila per tutta
la giornata di sabato ai bancomat per ritirare quanto potevano dai loro conti e
sottrarlo così alla mannaia euro-azionata. Per gli italiani, quanto loro
accaduto suona campanello d’allarme: se le cose da noi vanno male, la politica
s’impantana e la crisi riprendesse il sopravvento, l’Europa potrà magari
venirci in aiuto, ma a condizioni capestro. Anche se il nostro sistema
creditizio non è certo “ipertrofico”, coi tassi d’interesse sui conti corrente che
filano rasoterra più dei tiri dal limite di Pogba.
"La situazione di
Cipro è unica" e per questo "abbiamo ritenuto giustificato il tassare
i depositi", tranquillizza Dijsselbloem. L’isola ha l’acqua alla gola: il tasso di
disoccupazione al 22%, il debito
al 145% del Pil a febbraio. Per Mario Draghi, “l’economia di Cipro è piccola ma
il rischio sistemico per l’Eurozona non lo è”.
Il nuovo governo,
guidato dal neo-eletto presidente Nikos Anastasiades, aveva chiesto 17,5
miliardi di euro di aiuti, una cifra non enorme, ma comunque pari al 100% del
Pil dell’isola. E ha ottenuto l'ok a interventi "fino a 10 miliardi"
che serviranno a sostenere il sistema bancario dell'isola, messo a dura prova,
negli ultimi tre anni, dalla crisi greca e dalla ristrutturazione del debito di
Atene, dove le banche cipriote s’erano molto esposte. Il Fondo monetario internazionale dovrebbe contribuire con un miliardo
di euro.
Il programma di assistenza prevede, però, una tassa
straordinaria sui depositi bancari pari al 6,75% per quelli fino a 100 mila
euro e del 9,9% per quelli superiori; e sarà pure introdotta una ritenuta alla
fonte sugli interessi. Le entrate così previste, calcola Dijsselbloem, sono pari
a 5,8 miliardi.
Le autorità di Nicosia
le hanno provate tutte per evitare la mannaia di Bruxelles. Avevano persino
chiesto soldi alla Grecia, due miliardi di euro: mossa disperata, risposta
scontata, “Ci restano solo lacrime per piangere, altro che soldi”.
Le banche cipriote più
inguaiate sono Bank of Cyprus e Popular Bank, le più esposte in Grecia (si
calcola per un totale di 17,5 miliardi). La bolla bancaria s’è andata gonfiando
nel tempo, si sospetta anche a causa di attività illecite:
nei negoziati in seno all’Eurogruppo, è stato evocato il “riciclaggio di denaro
sporco”, specie d’origine russa; e Berlino pretendeva “più
trasparenza” come condizione degli aiuti.
A Cipro, la
gente ha reagito prima con incredulità, poi con rabbia. I governi, vecchio e
nuovo, avevano promesso che i risparmi non sarebbero mai stati toccati; e non
era mai successo finora che un piano di aiuti europeo colpisse i depositi
bancari, in Grecia, Irlanda, Portogallo o Spagna. E c’è chi invoca una
franchigia per i piccoli correntisti.
Le banche effettueranno i prelievi martedì mattina,
dopo la festività religiosa del 'Lunedì pulito’, equivalente ortodosso del
Mercoledì delle Ceneri. Ieri, anche le banche cooperative, di solito aperte il
sabato, sono rimaste chiuse. E il governo ha disposto il blocco dei trasferimenti
di denaro via internet.
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