Tutti sanno –credo- che uno dei problemi chiavi del nuovo
governo, quale che sia e quando che sia, ma più in là è peggio è, sarà il
rapporto dell’Italia con l’Unione europea. E tutti sanno –credo- che in
Parlamento c’è una forza che non considera un tabù l’uscita dall’euro, anzi
dice che ne siamo già fuori, e ce n’è una che è pronta a mettere in discussione
i patti già accettati e utilizza parole in rotta di collisione con la Germania;
e, poi, ce ne sono due che vorrebbero mantenere l’Italia nella scia dell’Unione
e, anzi, metterla a cassetta dell’integrazione per virarne la rotta –con più
forza l’una, con più attenzione al rigore l’altra- verso la crescita e
l’occupazione.
A priori, metterle d’accordo, anche sull’Europa, appare
difficile assai. Eppure, gli esponenti delle organizzazioni federaliste che,
lunedì, hanno incontrato il presidente del Consiglio incaricato Pierluigi
Bersani hanno riscontrato, oltre alla convinzione contata che il rapporto con
l’Ue sarà uno dei punti nodali del nuovo Governo, “una piena convergenza sulla
prospettiva degli Stati Uniti d'Europa”.
La delegazione europeista era reduce dal congresso del
movimento federalista che, come spesso accade, e quasi per scelta dei
protagonisti, s’è svolto in una sorta di vuoto d’attenzione mediatico. L‘idea
stessa di Bersani d’incontrarli è stata
qua e là giudicata una sorta di stranezza: un modo per guadagnare tempo sentendo tutti e di più,
aspettando –senza successo, pare- che quelli che contano venissero a più miti
consigli.
In realtà, l’idea in testa a Bersani l’avrebbe accesa
Virgilio Dastoli, europeista vulcanico, già braccio destro di Altiero Spinelli,
poi rappresentante in Italia della Commissione europea, oggi indicato come
possibile successore di Enzo Moavero agli Affari Europei. Dastoli, quel che
Bersani avrebbe detto nell’incontro, che bisogna rilanciare la prospettiva politica
dell'Europa unita e dell'Europa federale, lo
pensa davvero. E avrebbe la competenza per muoversi in quella direzione.
Ripartire dall’Europa?,
da un consenso sugli Stati Uniti d’Europa? Potrebbe essere una soluzione. Se si
tratta di formule, Grillo e Bersani, Berlusconi e Monti ci stanno magari tutti.
Ma il problema sono i contenuti da metterci: quanto rigore, quanta crescita,
quanta democrazia, quante risorse, quanta cessione di sovranità. E, lì, ora,
l’Europa divide, non unisce.
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