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mercoledì 20 marzo 2013

Ue: Cipro, no al prelievo sui conti; Grecia, vi aiutiamo noi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/03/2013. Altra versione su l'Indro il 19/03/2013

Il Parlamento di Cipro boccia, con un voto netto, il piano d’aiuti varato dall’Eurogruppo sabato all’alba: 10 miliardi di aiuti per sventare il fallimento dell’isola, a patto, però, che Nicosia recuperi 5,8 miliardi con un prelievo forzoso sui conti correnti. Alla fine d’una giornata convulsa, il verdetto dell’Assemblea è stato inequivocabile: 36 voti contro, 19 astensioni –il partito del presidente- e nessuno a favore. Lo speaker del Parlamento, Yiannakis Omirou, un paladino del no, ha annunciato: “Il piano è stato respinto”. E migliaia di cittadini riuniti fuori dal palazzo hanno esultato, mentre c’è costernazione nelle sedi dell’Unione: si deve tornare a discutere.

La partita non è chiusa. Cipro rischia di crollare sotto il peso abnorme del settore creditizio, i cui depositi valgono circa sette volte il pil nazionale. E le notizia che vengono da Atene non migliorano il quadro, ma lo rendono paradossale:il governo greco chiede all’Eurozona di correggere il piano ‘pro isola’; e le banche greche sono disponibili ad aiutare quelle cipriote. Dio mio!, in che mani sono!, e siamo!

Non che quelle dell’Eurogruppo siano molto più affidabili, vista l’eco negativa e le divisioni interne suscitate delle decisioni di sabato. Mentre un aereo della Raf porta a Nicosia un milione di euro, per parare ai disagi dei residenti britannici, specie il personale militare, il ministro delle finanze Michalis Sarris fa un’andata e ritorno a Mosca per chiedere un’estensione del credito di 2,5 miliardi d’euro ricevuto da Cipro due anni or sono, nonché un alleggerimento delle sue condizioni.

I russi sono irritati con l’Ue e preoccupati, ma ci penseranno. Sull'isola, vivono 80 mila russi, la cui presenza sarebbe collegata – si sospetta - a loschi traffici finanziari e al riciclaggio di denaro sporco: i loro depositi valgono da soli 20 miliardi di euro, più del Pil cipriota. Tassi d’interesse alti e imposta sulle società minima (10%) hanno fatto prima il successo e ora la rovina dell’isola che voleva essere ‘paradiso fiscale’.

Dopo la bocciatura del piano, il governo di Nicosia lavora per sottrarre i piccoli depositi –fino a 20 mila euro- al prelievo forzoso. Le istituzioni finanziarie internazionali non sono contro l’ipotesi d’una tassazione progressiva, ma la Banca centrale cipriota gela tutti: impossibile – sostiene - escludere dal prelievo i depositi al di sotto d’una certa cifra, se si vogliono fare quadrare i conti.

Fitch, tanto per gettare olio sul fuoco, una specialità delle agenzie di rating, mette sotto controllo tre banche cipriote, citando “i rischi al ribasso relativi all'imposizione”. E l'istituto d’analisi tedesco Zew ci chiama in causa e avvisa: l'incertezza politica in Italia e la complessa situazione di Cipro aumentano i rischi di peggioramento della crisi finanziaria in Europa. L'Ocse, invece, fa il pompiere e sostiene che il piano di salvataggio per Cipro non mette in pericolo l'euro.

Anche l’Eurogruppo si sforza di tranquillizzare operatori finanziari e opinioni pubbliche: non c’è nessuna necessità –afferma- di estendere il prelievo forzoso sui conti correnti ad altri paesi; anzi, “l’ipotesi è assolutamente fuori questione”. Nei confronti di Cipro, il club dell’euro lascia margini d’intervento sulle modalità del prelievo, specie per la salvaguardia dei piccoli depositi. Però, resta adamantino su un punto: il governo di Nicosia faccia come vuole, ma recuperi 5,8 miliardi di euro: su quella cifra, non c’è margine di manovra. E la Germania conferma: senza quelli, niente aiuti.

Tra segnali contrastanti, i mercati, preda dell’incertezza, sono deboli per il secondo giorno, ma non crollano: borse in rosso nell’Ue, spread che risale a 337, euro ai minimi sul dollaro da tempo, ma movimenti sostanzialmente contenuti. Le banche nell'isola resteranno ancora chiuse oggi. E la Bce, dopo il no del Parlamento di Nicosia e in contatto con Ue ed Fmi, "conferma l'impegno a garantire la liquidità necessaria a Cipro entro il quadro delle regole previste".

A complicare il quadro, la minaccia di sussulti nella neo-formata compagine governativa cipriota – il presidente è stato eletto da meno di un mese -. Il ministro delle Finanze Michalis Sarris potrebbe dimettersi, su richiesta di esponenti del partito di destra Diko, alleato del Disy di Anastasiades. Sarris smentisce, ma il quadro resta fluido.

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