Questa mattina, a un certo punto ho pensato che questo
sarebbe stato un Punto di Esteri col botto, altro che pace pasquale. La Corea del Nord rafforzava le
attività presso le sue basi missilistiche di medio-lungo raggio e le metteva in
stato di allerta, inducendo la
Corea del Sud ad aumentare il livello di guardia e mettendo
sul chi vive Pechino e Washington. In Sud Africa, Nelson Mandela, 94 anni,
l’icona della lotta contro l’apartheid, veniva ricoverato in ospedale per una
infezione polmonare recidiva: il Nobel per la Pace “è in buone mani”, assicurava il presidente
Zuma, ma, a quell'età, c’è sempre di che stare in apprensione.
E ancora, in
Tibet, per il terzo giorno consecutivo, un monaco buddhista si toglieva la vita
in segno di protesta contro il regime cinese: un giovane, 28 anni, si’è
immolato dandosi fuoco nei pressi di un monastero nella contea di Luqu, nella
provincia del Gansu; è il 114.o episodio del genere dal febbraio 2009, il 16.o
dall'inizio dell’anno. Attentati cruenti insanguinavano il Pakistan e l’Iraq
–ma questa non è proprio una novità-. E, infine, i giudici di Sarajevo
condannavano a 45 anni di reclusione, la pena massima, l'ex militare
dell'esercito serbo bosniaco Veselin Vlahovic, detto Batko, ma tristemente noto
come il ‘mostro di Grbavica’, per crimini contro l'umanità perpetrati durante
la guerra in Bosnia (1992-95), nei quartieri di Sarajevo sotto il controllo
serbo: ha ucciso o partecipato all'uccisione di oltre 30 civili, stuprato
decine di donne e picchiato e rapinato decine di civili di etnia non serba.
Pareva che il Mondo fosse in subbuglio. Altro che i patemi
europei per i conti correnti dei ‘poveri’ milionari russi di Cipro (affaristi
che, se pure andassero in malora, poco c’importa); o le andate e ritorno dei
nostri due marò tra India e Italia; o il
turpiloquio anti-casta del cantautore Franco Battiato al Parlamento europeo.
Tutti temi di cui ci siamo interessati nei giorni scorsi in questo spazio.
Non che mi sarebbe dispiaciuto un Punto col botto, non fosse
che il botto, nell'informazione, spesso è sinonimo di sciagura e di vittime (e,
sinceramente, non vorrei mai tessere l’elogio funebre di Mandela, il cui
poster, accanto a quello del Che, era un arredo fisso delle stanze
universitarie fine Anni 60 / primi Anni 70. Gli unici botti incruenti sulle
pagine dei giornali sono, in genere, quelli dell’economia e della politica, che
si risolvono al massimo con qualche dimissione o la rovina di qualche
finanziere (che poi significa che migliaia di poveri diavoli perdono il lavoro,
mentre lui, il finanziere, si ritrova un po’ meno ricco).
Non mi sarebbe dispiaciuto perché questo è il mio ultimo
Punto e il mio ultimo appuntamento regolare e programmato con i lettori de
l’Indro, cui va il mio saluto e il mio ringraziamento. L’avventura de l’Indro prosegue, sotto la
guida sicura della direttrice Margherita Peracchino, ma senza il mio
contributo, che è sempre stato, del resto, marginale: un appuntamento regolare
come questo richiede una continuità d’attenzione che non sono al momento in
grado di garantire.
Raccontativi i fatti miei, torniamo al botto. Che, alla
fine, non c’è stato, almeno non per ora. Anche se l’imprevedibilità della Corea
del Nord non consente di escludere che gli ordini d’allerta impartiti dal
leader Kim Jong-un alle unità balistiche si traducano in attacchi contro le
basi Usa nel Sud del Pacifico e nella Corea del Sud, in risposta all'invio di
bombardieri americani B-2 Stealth alle manovre congiunte Washington/Seul.
A conti fatti, il botto –ma è un petardo- lo ha fatto
esplodere il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che si sta abituando
alle cronache internazionali: ha
revocato l'autorizzazione alla realizzazione a Niscemi del Muos, il sistema
satellitare per le telecomunicazioni della Marina militare degli Stati Uniti,
contestato da comitati civici che temono per i rischi alla salute derivanti
delle onde elettromagnetiche. Domani è prevista la manifestazione nazionale dei
movimenti No Muos davanti alla base americana, dove sono, o forse erano, in
costruzione le antenne dell'impianto. Sicilia contro Usa? Non è certo una
guerra, al massimo è una scaramuccia, cui l’Isola di Sigonella è abituata.
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