“Che mangino brioches!”, si racconta abbia detto del
popolo che, nel 1789, faceva la rivoluzione la regina Maria Antonietta,
mostrando una mancanza di sensibilità che la storia, di lì a poco, avrebbe
severamente punito. “Che mangino pane nero”, dice ora –figurativamente- la
cancelliera Angela Merkel a quei popoli dell’Ue e dell’euro che hanno magari
vissuto al di sopra dei propri mezzi, ma che ora tirano la cinghia e faticano
assai a sbarcare il lunario.
Certo, nessuno si augura che la storia punisca la mancanza
di sensibilità di Angela con la severità che mostrò per Maria Antonietta –altri
tempi!, per fortuna-. Ma la cancelliera dovrebbe smetterla d’azionare mannaie
finanziarie ed economiche: dal Terrore di Robespierre al Rigore della Merkel,
mica vogliamo ritrovarci, 65 anni dopo ‘Germania anno zero’ –vadano a rivedersi
il film di Roberto Rossellini, quelli che blaterano contro il progetto
dell’Unione-, a un’ ‘Europa anno zero’, allora la guerra, adesso la crisi.
Il no di Cipro -della gente prima che del
Parlamento- al diktat dell’Eurogruppo, che qualche economista paragona a una
rapina, più alla sceriffo di Nottingham che alla Robin Hood, non è solo
simbolico. Può accadere che un popolo, per uscire dalle peste in cui s’è
cacciato, debba sottoporsi ad un prelievo forzoso sui propri conti –gli
italiani lo fecero nel 1992, e non di buon grado-, ma deve essere quel popolo,
magari tramite i suoi rappresentanti democraticamente eletti, a deciderlo.
L’Eurogruppo e la trojka delle istituzioni
finanziarie internazionali –Commissione europea, Bce ed Fmi- hanno il diritto
–e, forse, pure il dovere- di subordinare gli aiuti a un Paese dell’Eurozona
(in questo caso, dieci miliardi di euro) a un corrispettivo di sacrifici da
parte del Paese (in questo caso, 5,8 miliardi di euro)… Ma lasciamo decidere ai
ciprioti se accettare, o meno, il patto e, soprattutto –una volta accettatolo-
dove e come fare i sacrifici.
Non che i ciprioti siano senza colpa, come non lo
sono i greci, gli italiani, gli irlandesi, gli iberici tutti e quant’altri per
le loro disavventure: sull’isola, in particolare, un sistema finanziario
ipertrofico, un regime quasi da paradiso fiscale, occhi chiusi su traffici illeciti
e su riciclaggio di denaro proveniente da loschi affari. Tutto vero. E il fatto
che li protegga Putin non ne migliora l’immagine.
Però, il diktat dell’alba di sabato è francamente
inaccettabile: “Fate così. Altrimenti, fatti vostri”. Che, poi, non è neppure
vero: fatti pure nostri, italiani ed europei, se Cipro va a fondo. Quel sasso
di Davide nell’occhio di Golia –il no del Parlamento di Nicosia al piano
dell’Eurogruppo- non ha abbattuto il gigante, ma lo fa vacillare. Bruxelles
s’aspetta un’alternativa da Cipro; Parigi dice che il prelievo era sbagliato –
ma loro dove stavano, al momento della decisione? -: Berlino dice che è “un
dovere” trovare una soluzione. Sì, ma insieme
ai ciprioti; e non contro.
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