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sabato 30 marzo 2013

Corea: tamburi di guerra, ma è rullare di propaganda

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/03/2013

C’è un angolo di Mondo dove i tamburi di guerra non la smettono mai di rullare. E da dove, talora, arriva pure il botto: una gragnola di missili sparati un po’ a caso, perché la mira è approssimativa; o un test nucleare un po’ artigianale, perché la tecnologia è quel che è. Nella penisola di Corea, dove tra il 1950 e il ’53 la Guerra Fredda divenne calda, non c’è mai da stare tranquilli, nonostante si tenda sempre a non credere alle sparate del regime di Pyongyang, spesso più propaganda interna che concreta minaccia: con il fatto che nessuno sa bene che cosa succeda dentro quel Paese, nessuno può mai prevederne con certezza le mosse.
Ieri, il leader Kim Jong-un, figlio di leader e nipote di leader, tanto per dare l’idea di un passaggio del potere dinastico, ha ordinato d’intensificare i preparativi nelle sue basi di missili a medio-lungo raggio, inducendo la Corea del Sud ad aumentare il livello di guardia e mettendo sul chi vive Pechino, Mosca e, ovviamente, Seul e Washington.

L’imprevedibilità della Corea del Nord non consente di escludere che gli ordini d’allerta impartiti alle unità lancia missili si traducano in attacchi contro le basi Usa nel Sud del Pacifico e nella Corea del Sud, come risposta all'invio di bombardieri americani B-2 Stealth – potenzialmente armati con ogive nucleari - alle manovre congiunte in corso americano/coreane.

In caso di provocazione “temeraria” degli americani, le forze nord-coreane “dovranno colpire senza pietà il continente americano …, le basi militari del Pacifico, comprese le Hawaii e Guam, e quelle che si trovano nella Corea del Sud”, ha ordinato Kim, secondo quanto riferisce l’agenzia ufficiale Kcna, che ha diffuso una foto del leader con in mano un piano d’attacco agli Stati Uniti.

E poco importa che Pyongyang non sia probabilmente in grado di mettere in pratica la minaccia: l’inquietudine è alta da settimane nella penisola coreana, dopo che il terzo e ultimo test nucleare nord-coreano è stato ‘punito’ dall’Onu e dagli Usa, all’inizio del mese, con supplementi di sanzioni.

La Casa Bianca conferma gli impegni “a tutela degli alleati”, cioè della Corea del Sud, si dice pronto a fare fronte a “qualsiasi mossa” nord-coreana e si coordina con Russia e Cina. Mosca mette in guardia contro “azioni unilaterali” che rischiano di fare finire la situazione fuori controllo, “se s’innesca un circolo vizioso”, avverte il ministro degli esteri russo Serguiei Lavrov. Pechino, che è l’unico alleato di peso di Pyongyang e garantisce sostegno economico ad un regime dissestato, invita “le parti in causa a fare sforzi congiunti per distendere la situazione”. Cioè, gli americani dovrebbero smetterla di mostrare i muscoli e i nord-coreani di fare la voce grossa.

Mentre le diplomazie sciorinavano comunicati, decine di migliaia di militari e civili sfilavano in corteo nel centro di Pyongyang per testimoniare il loro appoggio alle decisioni del loro leader: levando in alto il pugno chiuso, chiedevano di “colpire senza pietà” gli Stati Uniti.

Gli specialisti occidentali ritengono che la Corea del Nord non abbia la tecnologia per raggiungere e centrare obiettivi con missili a lungo raggio. Ma se un missile parte da qualche parte va a cadere. E fonti militari anonime citate dall’agenzia sud-coreana Yonhap  rivelano che “un netto aumento” di movimenti di veicoli e di personale è stato notato sui siti di lancio dei missili nord-coreani.

Non è chiaro se Kim abbia colto il pretesto dei voli d’addestramento dei B-2 per mobilitare il consenso nel Paese o se il regime sia stato davvero impressionato dallo sfoggio di quegli aerei temibili e concepiti per missioni speciali di bombardamento strategico ad alta quota (fino a 15mila metri) dietro le linee nemiche. Il Pentagono di solito non comunica le missioni dei B-2, che possono sfuggire ai radar, viaggiano quasi alla velocità del suono e caricano fino a 18 tonnellate d’armamento convenzionale o nucleare. Uno da solo può fare più danni di tutto l’arsenale nord-coreano.

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