E’ una brutta stagione, per l’Italia
e per la sua immagine internazionale: un governo dimissionario che lava in
pubblico i panni sporchi dell’affare dei due marò; un assessore –prontamente
‘dimissionato’- che fa sfoggio di turpiloquio anti-casta in un’aula del
Parlamento europeo; e, ora, una bacchettata sulle dita e un voto pessimo sulla
pagella europea alla giustizia italiana.
“Giù le mani”, tuona la ‘maestra’, la
vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding, responsabile della
giustizia. “Se vogliamo un sistema giudiziario indipendente –dice-, dobbiamo
lasciare lavorare i magistrati in modo indipendente". Che si riferisca
all'Italia non c’è dubbio: risponde a una domanda sullo scontro in atto da noi tra
politica e magistratura.
Va meglio per il ricorso alle
comunicazioni elettroniche in ambito giudiziario, o per la destinazione di
risorse pubbliche alla giustizia –
su entrambi i fronti, l'Italia si colloca a metà della classifica -. Mentre per
quanto riguarda la percezione dell'indipendenza dei magistrati,
torniamo verso il fondo della graduatoria europea, in 19.a posizione.
Che cosa l’Europa pensasse della
giustizia italiana, lo si era già capito dalle sentenze con cui, ripetutamente,
la Corte dei
diritti dell’uomo di Strasburgo ci condanna per la lunghezza dei processi o per
la disumanità del sistema carcerario: ogni verdetto, un colpo all'immagine e
pure un salasso alle casse tra multe e indennizzi.
La durata dei procedimenti è uno dei
criteri individuati dall'Esecutivo comunitario per valutare l'efficienza dei sistemi
giudiziari dei Paesi Ue. In Italia,
per risolvere le cause civili e commerciali,
ci vuole un tempo medio di 500 giorni.
L'inefficienza della macchina
giudiziaria, ha osservato la Reding, "ha un impatto molto negativo
sugli investimenti, che non possono aspettare e che devono avere la certezza
della legalità". Proprio per questo - ha aggiunto la vicepresidente - la Commissione lavora
"a stretto contatto con il governo e con il ministro della Giustizia"
Paola Severino,
che sono “consapevoli del problema”. La speranza è che lo sia pure il prossimo
Esecutivo.
A sottolineare l'importanza
dell'autonomia dei giudici, oltre alla Reding, è stato anche Olli Rehn, altro vicepresidente
della Commissione, responsabile degli affari finanziari. Per Rehn, finlandese, "un
sistema giudiziario di qualità, indipendente ed efficiente, è essenziale per
garantire un ambiente favorevole allo sviluppo imprenditoriale".
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