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sabato 11 settembre 2010

Francia: Sarkozconismo non paga, solo Carlà rosa senza spine

Scritto per Il Fatto Quotidiano dell'11 settembre 2010

Si direbbe che il ‘sarkozconismo’ non paghi, né in Italia, dove Mr B ha i suoi guai, né in Francia, dove il presidente Nicolas Sarkozy può solo essere contento che manchino quasi due anni pieni, oltre 21 mesi, alle prossime elezioni. Scandali di corruzione e inchieste su finanziamenti illeciti, ministri ‘saltati’ o che stanno per ‘saltare’, riforma delle pensioni contestatissima nelle piazze e pugno di ferro verso i rom con rimpatrii ‘compensati’ bocciato dall’Unione europea. L’immagine del presidente alto come Napoleone Bonaparte, in una Francia che nella V Repubblica ci ha abituato a figure ieratiche ed eleganti, il generale De Gaulle, Valéry Giscard d’Estaing, François Mitterrand, lo stesso Jacques Chirac, è al suo punto più basso. L’Economist ne fa un Napoleone rimpicciolito: due gambette che zampettano sotto una feluca più grande di loro dietro la slanciata e prorompente Carlà, l’italiana appena divenuta un’eroina mondiale dopo avere subito gli insulti e le minacce dell’integralismo islamico per l’intervento a sostegno di Sakineh.

Eppure, il panorama politico ed economico francese non è solo una vandea devastata. Il premier François Fillon, uno che pare trasparente, rispetto al presidente, rivede al rialzo le stime di crescita del Pil nel 2010: 1,5%, rispetto all’1,4%, grazie a un secondo trimestre migliore del previsto. Certo, non è un tasso da Cina, ma è una buona performance europea e mondiale (ottima, se la si confronta con l’Italia, che l’Ocse giudica di fatto ferma, ultima fra i Grandi).

Sondaggi recenti danno Sarkozy sconfitto, se si votasse oggi, nonostante l’opposizione socialista non abbia un leader forte che coaguli il consenso a sinistra: Segolène Royal ha già perso una volta, Martine Aubry è brava ma non ha carisma, Dominique Straus-Kahn ha qualche scheletro nell’armadio degli Anni Novanta. E la destra xenofoba e nostalgica di Jean-Marie Le Pen fa, sotto la guida della figlia Martine, le prove di una sorta di ‘tea party’ europeo, populismo con una scorza di razzismo. Il tentativo del presidente di recuperare consensi sul fronte della sicurezza, colpendo duro i rom, appare troppo scoperto all’opinione pubblica francese ed è bocciato da quella europea. El Pais, ieri scriveva: “Brutto affare essere gitani nell'Europa democratica. Colpa delle politiche di Sarkozy e Berlusconi”.

Non giova alla credibilità di Sarkozy l’essere accostato, spesso, troppo spesso, proprio a Mr B. Sul Nouvel Obs, Olivier Duhamel, un docente di scienze politiche, dice che da tempo Sarkozy somiglia a Berlusconi per il modo di governare ‘videocratico’. E Le Monde, nel suo inserto Magazine, dedica un ritratto al premier italiano, in un servizio su “la destra senza complessi” in Europa. Raffaele Simoni, intellettuale italiano, rileva che “questa nuova destra rifiuta di tassare i più ricchi e flirta con il populismo e con certe tesi dell’estrema destra”. Sarkozy e Berlusconi “condividono una stressa strategia, onnipresenza nei media, vicinanza con il mondo degli affari, promozione del successo individuale”. Sarà, ma Sarkozy oggi pare in brache di tela e Berlusconi non è proprio all’apice del successo.

In Francia, le prossime settimane saranno cruciali: per la tenuta del governo, dove ci saranno novità; per la riforma delle pensioni –l’Assemblea nazionale deve pronunciarsi la prossima settimana-; e per l’inchiesta sull’ ‘affaire Bettencourt’. Il voto sui rom del Parlamento di Strasburgo, invece, lascia il tempo che trova: è uno schiaffo politico, ma non ha valore cogente.

Sulle pensioni, Sarkozy mantiene l’aumento progressivo dell’età pensionabile a 62 anni nel 2018, ma mostra qualche flessibilità. I sindacati, dopo lo sciopero di martedì, riuscito, si mobilitano per il voto dell’Assemblea e indicono manifestazioni per il 23 settembre.

Sull’ ‘affaire Bettencourt, si attendono sviluppi, dopo la perquisizione nella sede dell’Ump a Parigi. L’inchiesta è su presunte tangenti, o finanziamenti illeciti, dell’erede L’Oreal, Liliale Bettencourt, a uomini politici, fra cui lo stesso Sarkozy.

L’Eliseo nel marasma? Eh no, amici miei: la produzione del film di Woody Allen Midnight in Paris smentisce, scrive ParisMatch, che Carla Bruni sia stata sostituita nella pellicola da Lea Seydoux. E’ dunque falsa l’indiscrezione del Daily Mail, secondo cui la Bruni sarebbe stata ‘tagliata’ da Allen: nessuna umiliazione, dunque, per la Première Dame. Non al cinema, almeno.

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