Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/09/2010
Spalleggiato da Silvio Berlusconi e dal premier ceco Petr Necas, Nicolas Sarkozy non si smuove d’un centimetro: la Francia - dice ai capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Ue, riuniti a Bruxelles – andrà avanti a smantellare “i campi illegali” sul proprio territorio, quali che siano la nazionalità, l’origine e l’etnia degli occupanti. E il presidente francese aggiunge: “La Francia ha agito e continuerà ad agire nello spirito delle norme europee”. Parole che stridono, visto che il Parlamento europeo ha censurato le autorità di Parigi, chiedendo lo stop ai rimpatrii, e che la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro la Francia.
Sarkozy lascia Bruxelles ‘arruolando’ che il cancelliere tedesco Angela Merkel nel partito dei rimpatrii. “Un’ipotesi surreale”, lo gelano le fonti tedesche: il presidente prende lucciole per lanterne. Per lui, sono giorni tesi: i rom, le pensioni, gli scandali, e quell’italiano, Mr B, che gli sta appiccicato addosso come una mignatta e che lo scredita agli occhi dei francesi.
Mercoledì, Sarkozy aveva avuto un match verbale con la commissaria europea Viviane Reding, che aveva collegato la chiusura dei campi a quanto avveniva
in Europa nella Seconda Guerra Mondiale. A quelle parole, il presidente aveva replicato: “Accoglili tu nel tuo Paese”, il piccolo Lussemburgo, i Rom.
Nonostante le scuse della Reding, il Vertice non fila via liscio. C’è uno scontro verbale tra Sarkozy e il presidente della Commissione Josè Manuel Durao Barroso, che tiene anch’egli il punto: Bruxelles deve far osservare a Parigi il diritto europeo. C’è nervosismo fra i leader, anche se tutti alla fine ripetono il ritornello del rispetto reciproco Stati-Istituzioni, condito da rimbrotti alla Reding. “Ha sbagliato, s’è scusata –nota Barroso-. Altri fanno populismo”.
Il Vertice concorda una dichiarazione del presidente stabile Herman Van Rompuy: ogni Stato ha diritto di fare rispettare la legge sul proprio territorio; le Istituzioni comuni devono vigilare sul rispetto delle norme Ue da parte degli Stati; la Reding è andata troppo oltre, ma tra Stati e Istituzioni deve esserci reciproco rispetto. E dei Rom che facciamo? Ne parliamo la prossima volta.
Neppure per Berlusconi, tutto è filato liscio ieri. L’aereo di Mr B ha compiuto un atterraggio di fortuna a Linate, per via d’un finestrino rotto. E, la sera, finiti i lavori, il premier è ripartito da Bruxelles senza rispondere a domande. Al Vertice, Berlusconi è stato fido scudiero del presidente Sarkozy: vi era giunto dicendo che la convergenza tra Francia e Italia avrebbe scosso l’Unione, mentre il ministro dell’interno Roberto Maroni benediceva Parigi che “ha agito bene applicando le norme Ue, senza deportazioni di massa”. Al tavolo dei leader, Mr B insiste perché la Commissione si consulti sempre con gli Stati –cosa che già avviene- prima di contestarne le scelte. E fa sua la linea Van Rompuy.
Il Vertice europeo doveva in realtà discutere le riforme del Patto di Stabilità e di crescita e della governance economica Ue, ma ha rinviato le decisioni a otobre, limitandosi ad avallare misure già prese dai ministri delle finanze, come il varo di un semestre europeo per mettere a punto le finanziarie dei vari Paesi europei. I 27 hanno discusso una strategia comune di politica estera verso i maggiori partner e deciso la linea per il Vertice dell’Onu sugli obiettivi del Millennio per lo sviluppo: nella lotta contro la povertà, l’Ue vuole mobilitazione e condivisione delle responsabilità su scala mondiale.
venerdì 17 settembre 2010
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