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sabato 11 settembre 2010

Mr B lava i panni sporchi nel Volga e sciorina l'intimo italico

Scritto per Il Fatto Quotidiano dell'11 settembre 2010

Giulio Andreotti, quando andava in missione all’estero da presidente del Consiglio, non parlava mai di politica interna. Bell’esempio!, dopo quello che ha appena detto sull’omicidio Ambrosoli. Va bene, ma fanno lo stesso, in genere, i presidenti degli Stati Uniti, democratici o repubblicani che siano, e pure i presidenti francesi, o i cancellieri tedeschi, senza parlare dei presidenti russi o cinesi, chè quelli problemi di politica interna ne hanno pochi per la natura dei loro sistemi, autocratica o comunista. Leader democratici o oligarchi accomunati da una preoccupazione comune: non andare a lavare lontano da casa i panni sporchi.

Silvio Berlusconi, invece, più alto è il podio più forte parla di tutto, così che più gente lo senta. E sciorina l’italico intimo dalla Russia all’America, ovunque gli capiti. Intendiamoci, non che sia l’unico né il primo a farlo: uno della stessa scuola, anzi uno che ha fatto scuola in tal senso, era Bettino Craxi, il suo mentore, che quando partiva non lo fermavi più.

Così, ieri, a Yaroslavl, 250 km a nord di Mosca, dove partecipava al Forum della Democrazia, uno dei tanti nuovi consessi internazionali di dubbia utilità, e dove il presidente russo Dmitri Medvedev ha giudicato “una catastrofe” per il suo Paese la democrazia parlamentare, Mr B, tra una battuta, una vanteria e una cena sul battello sul Volga, ha parlato di tutto e di più. Contro la magistratura, che “mette a rischio la governabilità”; e sul fisco, l’economia, la corruzione, l’opposizione (favorita, dice, da Mani Pulite). Poi è volato a Mosca, per incontrare, nella dacia di Novi Ogariovo, fuori città, il premier Putin, “l’amico Vladimir”, con il dittatore libico Muammar Gheddafi il più ostentato testimonial della politica estera italiana.

Massimo D’Alema, che era pure al Forum, e che in realtà la vigilia aveva indugiato del suo al vezzo della chiacchiera politica, rimprovera al premier “di aver abusato d’una sede internazionale per fare polemiche politiche interne”, “lanciare frecciate ai suoi alleati”, “criticare la magistratura” ed “esprimersi sulla natura democratica dei partiti del suo Paese”; e si augura che “un capo del governo del genere”, che “ha un’idea molto particolare della democrazia”, “se ne vada al più presto per il prestigio del Paese”.

Certo, il prestigio dell’Italia non è uscito rafforzato dal siparietto di Mr B, che attacca ad alzo zero e mente sulle sue vicende giudiziarie, suscitando –parole di D’Alema- “un palpabile imbarazzo" nella platea di oltre 500 politici ed esperti di 20 Paesi, "intellettuali e studiosi occidentali che sanno bene come stanno le cose". Berlusconi va a braccio: non legge il testo preparatogli, perché –spiega- "è fuori tema”: era stato mal informato su quel che doveva dire (ma sapeva benissimo quel che voleva dire).

Il resto della partecipazione al Forum è il consueto festival di gag e vanterie: lui scrisse “personalmente” l’accordo Nato-Russia del 2001; e lui fece fare al G8 la foto di Medvedev insieme ad Obama (''Ricordi, Dmitri, quando v’ho detto ‘dovete andare d’accordo’?”). C’è solo da sperare che i traduttori non gli tengano sempre dietro.

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